Vittoria Ferdinandi candidata sindaca
È una giovane donna tenace che ha scelto un impegno sociale e lavorativo che richiede una dote che si chiama ascolto: significa sentire i bisogni e i disagi degli altri e di una città lavorando per affrontarli e risolverli insieme
Ho conosciuto Vittoria Ferdinandi quando, incuriosito da giovani che stavano lavorando per ripulire il Mercato Coperto, li trovai, compresa Vittoria, impegnati a farlo in mezzo a polvere, sporcizia di anni e un puzzo a volte rivoltante che usciva dai box. La riapertura con prodotti che ora chiameremmo a Km 0 fu una festa per la città, talmente apprezzata che degli amministratori comunali accorti avrebbero fatto di tutto per rimuovere ostacoli burocratici facendo gestire il Mercato a una cooperativa formata da quegli entusiasti giovani. La cosa non avvenne e ritrovai Vittoria anima de “Il Giardino” un posto in via dei Pellari, uno dei vicoli più marginali di Perugia, dove cenando capitava d’ascoltare musica suonata da un artista di strada o si rimaneva colpiti da lezioni di filosofia. Poi ricordo il suo impegno affinché la Loggia di Braccio in Piazza IV Novembre, il luogo dell’identità cittadina intorno al quale sono nati la Piazza di Perugia e il Comune del Popolo, non venisse mortificato con tavolini da bar. Come si vede un impegno al servizio di una certa idea di città solidale e imprenditoriale che non dimentica l’identità cittadina e pure una certa idea del cibo, del creare, del fare impresa insieme ad altri che ha trovato la sua sintesi in Numero Zero. Il ristorante della “Città del sole” che ha contribuito a far nascere e fa vivere, dove si consente a chi ha problemi anche seri di dimostrare di non essere dei numero zero della società ma persone che hanno comunque risorse da valorizzare mettendole a disposizione dei e delle clienti. Un’esperienza, quella di Numero Zero, e un percorso, quello di Vittoria Ferdinandi, che non sono sfuggiti al Presidente della Repubblica che insieme ad altri e altre giovani l’ha nominata Cavaliere delle Repubblica. Tutto quest’impegno lavorativo e sociale non le ha comunque impedito di studiare, diventare una brava psicologa clinica, di muoversi, conoscere altri luoghi, di confrontarsi con altre esperienze, altre situazioni. Vittoria è tutto tranne che una “radical chic”. È una giovane donna tenace che ha scelto un impegno sociale, lavorativo e indirizzi di studio (filosofia e psicologia) che richiedono di associare a quello che si fa una dote che si chiama ascolto: significa sentire i bisogni e i disagi degli altri e di una città lavorando per affrontarli e risolverli insieme. Cosa che fa regalando agli altri anche un sorriso, perché Vittoria è una donna concreta e attenta ai bisogni degli altri, impegnata con passione nelle cose che fa, che con razionalità e coraggio butta il cuore oltre l’ostacolo e sa sorridere. E di cosa ha più bisogno Perugia se non di passione, ragione, impegno, attenzione, concretezza, ascolto e di essere una città orgogliosa della sua identità ma non chiusa in sé, aperta al mondo anche con un sorriso.
Vanni Capoccia
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