2024, mettiamoci una pietra sopra
Un Anonimo Perugino: il 1424 è l’anno della morte di Braccio, è finalmente arrivato l’anno giusto per metterci una pietra sopra, una pietra tombale
Forse è successo anche nel 1416 quello che poi si è ripetuto del 2016 fino ad oggi: la popolazione di Perugia si è irrimediabilmente divisa fra sostenitori e detrattori di Braccio Fortebraccio da Montone, ieri in carne ed ossa e potere e oggi in costume e giochi e piacere. Insomma è noto a tutti, anche se non è bello parlarne, che almeno dal 2016 la città si è divisa (e ciascuna parte è diventata invisa all’altra) circa la “festa storica” che ha prima resuscitato e poi impegnato i vari rioni -storici anch’essi- della nostra città. C’è chi la vive o la vede con soddisfazione e chi la sopporta non nascondendo il suo disprezzo. Per la verità tutta la faccenda la si può definire un mal Comune che produce appena un mezzo gaudio, se è vero che la “festa” non è mai decollata come la parte attiva voleva, ma appena atterrata nella pista delle fin troppe iniziative che oggi si chiamano “eventi”. Certo, questo “invento” (nel senso di “trovata”) non è la fiera del cioccolato e nemmeno quella dei morti e appena appena riesce a contendere un po’ di visibilità all’altra sempre meno imponente Festa Grande del XX giugno, che ha comunque, dalla sua, una più seria e sentita giustificazione. Lo confesso, io faccio parte dei nemici di Braccio, e perfino provo “vergogna” quando vedo la sfilata in costume e il tiro alla fune e la recitazione dell’insediamento eccetera eccetera (ma poi gli eccetera sono pochi assai). Ma so, o almeno suppongo, che dall’altra parte c’è perfino chi prova “orgoglio” e non solo divertimento, quando si traveste da medioevo e crede di somigliare alle mura e di interpretare le memorie della nostra città. Ebbene, anche se appartengo alla schiera saccente e però abbondante che davanti a questa manifestazione prova pena, mi è venuto in mente di tendere una mano al Braccio e infine, fra le due parti della città, di trovare l’occasione per “scambiarsi un segno di pace”. Ma sì, troviamo il modo di farla finita, sia la “guerra” fra perugini che – dall’altra – la venuta e rivenuta di Braccio e della sua corte di priori e di savi e di dame. Approfittiamo di quest’anno che viene e che è storicamente altrettanto importante anzi determinante per le sorti del grande condottiero e signore, perché il 1424 è appunto l’anno della sua morte, e se tralasciamo questa scadenza (definitiva!) chissà per quanti altri anni le amministrazioni di destra (ma sono sicuro anche quelle di sinistra, se dovessero tornare) sarebbero costrette a confermare il 1416, a dispetto della storia che va avanti e a disdoro di una popolazione divisa fra orgoglio e vergogna, fra chi offre e chi soffre questa festa nata in lode al Signore e (dicono gli storici) in odio al Comune. E’ finalmente arrivato l’anno giusto per metterci una pietra sopra. Per di più una pietra tombale, ché poi anche Braccio sarà stanco di essere evocato e interpretato da un attore che peraltro starà già invecchiando anche lui. Insomma, quelli che la festa la amano potrebbero godersi un gran finale e quelli che la detestano passerebbero presto all’oblio e tutti insieme se ne andrebbero in pace… che di questi tempi non è poco! Come mite rappresentante della parte avversa al Braccio armato, spero davvero che i suoi partigiani o cortigiani decidano per aggiornare al 1424 la loro manifestazione e magari – in corteo e in costume – dare termine alla festa, ovvero giusta sepoltura al loro e nostro antico Signore. Per cattiveria aggiungerei che il 5 giugno del 2024 potrebbero approfittare del sesto centenario della morte per recarsi in corteo e in costume fuori regione e precisamente a L’Aquila, dove appunto Braccio Fortebraccio da Montone, imprigionato e scomunicato, si è spento (così dice Google, che è il nuovo nostro signore, e ha sempre ragione).
Anonimo Perugino
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