Perugia civica non raggiunge il quorum
Tra l'area del dissenso e la macchina del consenso, emerge un bisogno inespresso, quello di star bene in città - LEGGI I COMMENTI
Solo milleseicento perugini (circa) hanno votato la lista Perugia civica: ne mancano almeno tre o quattrocento per eleggere un consigliere comunale. La speranza era grande, per cui tanto più cocente è la delusione. Ora, come è necessario in questi casi, occorre capire le cause e ricominciare: una fatica di Sisifo, specie per chi ricomincia da una vita, ma se non ci siamo ritagliati uno spazio sufficiente non è solo colpa degli altri, è anche conseguenza di una nostra debolezza, sia organizzativa che soprattutto di riflessione. Due aspetti su cui occorre dedicare attenzione, intelligenza e impegno. Due elementi vanno fin d’ora sottolineati: la frammentazione di un’area che chiamerò (un po’ genericamente) “del dissenso”, e la potenza della macchina del consenso. Su quest’ultima ho poco da dire: basta confrontare come il voto alle europee ha premiato anche nella nostra città le forze di governo, mentre alle provinciali e comunali il voto si sia orientato sul centrosinistra dei governi locali. Una contraddizione solo apparente, e spiegabile con una tendenza profonda al consenso verso il potere. E su questo, il lavoro da fare non è risolvibile dentro una breve campagna elettorale. Più difficile identificare un’area del dissenso: quello che sentivamo emergere fino alla fine del 2008 è sembrato affievolirsi fin dai primi mesi di quest’anno, assumendo via via posizioni e scelte sempre più frantumate: dall’astensione alla lista civica alle liste di bandiera fino al tentativo di stare nella coalizione. Si sono avute così due liste civiche fuori dalla coalizione, grillini e radicali, che non hanno saputo unirsi (salvo una conferenza stampa all’ultimo giorno), e una lista civica dentro la coalizione che non è riuscita a scalfire le posizioni di rendita dei partiti. La frantumazione delle posizioni rispecchia certo una realtà di incertezza e pluralità di orientamenti che non può esser semplificata: in quella che ho chiamato “area del dissenso” abbiamo incontrato elettori disposti a votare una lista civica solo se fuori dalla coalizione, o viceversa solo se dentro la coalizione; né le posizioni dei vari gruppi (al di là delle dichiarazioni formali) sono davvero coincidenti. Ma c’è un’esperienza che non vorrei andasse perduta: ed è stata l’adesione spontanea, corale, impegnata di tante donne e uomini della città, che ho incontrato nei quartieri perugini, nei confronti delle tematiche della partecipazione, della socialità e della vivibilità, per cui nei discorsi, nelle richieste, nelle proposte emergeva un bisogno finora inespresso, quello di star bene in città, di adattare la città alle esigenze delle persone (e non viceversa, come accade finora). Al centro del lavoro elettorale c’è stato perciò il tema dell’incontro, della relazione, dello scambio reciproco e gratuito, come bisogno primario del vivere in città: penso che su questo dovremo lavorare.
Renzo Zuccherini
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