Ieri, 14 ottobre, in Umbria si è aperta la stagione della caccia al cinghiale, che si protrarrà fino al 24 aprile.

In tutto questo periodo, gran parte del territorio regionale è assegnata alle squadre dei cinghialari, che possono iniziare la caccia in un territorio senza alcun avviso preventivo alla popolazione: è sufficiente che mettano un cartello su una strada di accesso e possono cominciare a sparare.

Non è infrequente, per chi abita in tali aree, sentire i colpi di fucile a poca distanza da casa; è capitato anche di sentire il piombo dei proiettili che ricadeva sul tetto.

Si pensi al malcapitato che, passeggiando per il bosco, non ha avuto modo di vedere nessun cartello, e all'improvviso si trova nel mezzo della sparatoria, o peggio si trova di fronte il cinghiale infuriato che lo aggredisce.

Nel sito della Regione c'è, per la verità, un link che promette di mostrare i Settori con battute di caccia in svolgimento, ma è accessibile solo con password che possiedono solo i capisquadra dei cinghialari.

La normativa regionale sulla caccia è quanto mai benevola e tollerante verso i cinghialari, che possono spostarsi a loro piacimento non solo nel settore assegnato alla loro squadra, ma anche nei settori vicini; oltre alla stagione di caccia, c'è poi il "prelievo di contenimento" che consente di abbattere gli animali in ogni periodo dell'anno.

Nonostante ciò, il numero dei cinghiali aumenta di anno in anno. E andando nei boschi, e trovandovi veri e propri abbeveratoi e trogoli, qualche sospetto sulla causa di tale aumento non può non sorgere.