21/12/2024
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E sempre allegri bisogna stare...
La storia del palco ha fatto emergere l'insofferenza per il dissenso, il fastidio e l'astio per la critica



Ora che cominciano a smontare il palco e le torri, e che l'eccitazione mediatica sta lentamente calando, possiamo fare alcune considerazioni. In queste, io terrò conto non solo dei commenti di addetti ai lavori come politici, giornalisti, intellettuali, esponenti dell'economia o ella comunicazione, ecc., ma anche della miriade di commenti su fb e altre reti sociali, che pur non essendo meditati e articolati esprimono bene lo stato d'animo di tanta parte della cittadinanza.
La prima considerazione riguarda la potenza dell'onda mediatica. Praticamente quasi tutti i commenti sul concerto di capodanno erano concordi sul fatto che "non si poteva non fare". Anche i commenti su fb erano basati soprattutto sulla grande "visibilità" della città in televisione.
Poco importa che in tv si siano viste solo alcune rapide cartoline, che poco hanno a che fare con la città reale: l'idea dell'immagine domina su tutto, ciò che conta è l'immagine, l'immagine inciderà sulla realtà perché porterà il famoso "ritorno", cioè lo straordinario afflusso di turisti che renderà la città prospera e felice. Chi critica il palco, o lo spettacolo, o la collocazione, è solo un "gufo" che rema contro la città.
La seconda considerazione riguarda appunto l'atteggiamento nei confronti dei "critici", bollati come provinciali, medievali, isolazionisti, arretrati, ecc.; ma soprattutto coperti da un coro di "basta! che noia! avete stufato!". Mai come in questa occasione avevo assistito a una tale insofferenza ed astio verso il dissenso, non solo nei commenti su fb, ma anche e soprattutto da parte dei su richiamati (o autoproclamati) addetti ai lavori, i quali si preoccupavano di spiegare che i "critici" non capivano (non capivano i grandi benefici dell'evento per la città).
Essere critici non significa dunque avere opinioni differenti, significa essere stupidi. 
Su questa linea, si è avviato anche il coro di quelli che invitavano ad andar via dalla città: cioè, se non sei d'accordo te ne devi andare.
Anche se l'invito non aveva conseguenze pratiche, se ne capisce il triste significato simbolico di esclusione. E tornano in mente tristi ricordi.
Terza considerazione: l'irrisione. Dopo il prevedibile successo mediatico dello spettacolo (anche se i numeri sono andati crescendo e moltiplicandosi a posteriori), i grandi esperti dell'economia e della comunicazione hanno cominciato l'irrisione dei "critici". Anche in questo riconosciamo le tracce di un antico vizio: additare il dissenso come un nemico della patria da sconfiggere, e irriderlo quando lo si considera "sconfitto".
Insomma, il palco sarà smontato, ma lascerà le tracce del peggio di una cultura dell'esclusione che sono affiorate in questi giorni.
E lascerà il segno del fatto compiuto: la Piazza si può usare senza scrupoli e senza limiti per qualsiasi iniziativa mediatica e commerciale, sfruttando la sua attrattiva ma senza stare a preoccuparsi per la sua integrità.




Inserito venerdì 6 gennaio 2023


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Commenti

Nome: maria bella
Commento: condivido in pieno l'articolo da lei scritto

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