L'evento
Per tutto questo Comune e Regione hanno speso centinaia di migliaia di euro, la piazza è stata espropriata per un mese e il Duomo nascosto, la Fontana maggiore lasciata lì senza protezione a un metro dal palco, per appoggiare a volte cose come utile rimessa per gli attrezzi
La gente c'era, tanta, affluita sin dal primo pomeriggio per occupare la piazza, guadagnare postazioni e mantenerle fino a notte, fino all'anno nuovo, fino all'ultimo, eccitato selfie. Gente sfiorata dai potenti droni, felice di poter salutare chissà chi, naturalmente col telefonino in mano. Una gran folla, in piedi a guardare lo spettacolo dai maxischermi, mentre i più fortunati hanno avuto un posto a sedere sotto il palco. Un successone, secondo i fautori di eventi come quello Rai di fine anno, coloro che credono siano una manna, qualcosa che darà un'immagine nazionale e internazionale a una città e a una regione, conosciuta da decenni in tutto il mondo grazie a Umbria Jazz, alla Sagra musicale, ai concerti prestigiosi, al festival del giornalismo, alle sue Università e a tanto altro. Quei fautori che considerano i critici dell'evento dei rosiconi, dei guastafeste, forse anche degli sfigati, ovviamente dei radical chic, magari abitanti nella Ztl, probabilmente di sinistra, gente che non si accontenta mai, che sta sempre lì a gufare e non sa nulla di cosa ha bisogno Perugia per rinascere. Lo abbiamo visto in questi anni, nuovi supermercati in ogni dove, nuove cementificazioni, prodigalità verso gli automobilisti di invadere il centro storico, l'invenzione di Perugia 1416, un costoso fiasco ormai certificato dagli insuccessi annuali, i patetici giochi medievali, le auto d'epoca (e non) parcheggiate in Piazza IV Novembre e altre invenzioni di un'amministrazione a corto di fantasia, ma soprattutto di politica. Tanta gente sull'acropoli che la Rai ha fatto contenta con uno spettacolo che ha avuto protagonisti artisti in voga decenni fa, vecchie glorie con l'ugola tremolante, gli acuti arditi e ormai strazianti, il trucco pesante sulle rughe, le movenze a ripetere il personaggio del passato successo, una caricatura di se stessi. Vecchi interpreti e vecchie canzoni, i successi degli anni Sessanta. Non una comparsata, ma il cuore di uno spettacolo che ci ha ricordato la tristezza dell'avanspettacolo, con punte di popolare licenziosità. Per tutto questo Comune e Regione hanno speso centinaia di migliaia di euro, la piazza è stata espropriata per un mese e il Duomo nascosto, la Fontana maggiore lasciata lì senza protezione a un metro dal palco, per appoggiare a volte cose come utile rimessa per gli attrezzi. La gente ha ballato, entusiasta, e come poteva essere diversamente alla fine dell'anno in attesa dell'anno nuovo? Resta da capire quanto hanno speso le amministrazioni pubbliche per l'evento, compresi i costi indiretti, a quali altre scelte i soldi sono stati tolti, quali sono i vantaggi per l'Umbria, a parte gli alberghi pieni per una o due notti e tante persone in centro per una serata, e qual è il ritorno economico e di immagine prevedibile. Soprattutto, qual è lo stato di salute della Fontana, su cui sono intervenuti tecnici recentemente per rilevare criticità e fragilità. Qualcuno stamane, nel definire l'evento uno grande successo, ha detto che la fontana stamani era ancora lì. Che fortuna e allora di cosa ci possiamo lamentare? Insomma, nessuna trave le è crollata addosso, non c'è stato lo smottamento delle splendide lastre colorate che hanno reso il palco così bello, ci sono stati gli acuti striduli dei cantanti agé, ma sembra che non abbiano effetto su una fontana progettata nel Duecento. La fontana è ancora viva e in fondo ha fatto la sua bella figurina, discreta e silente, quasi addormentata vicino al monumento della Rai. La Fontana si è salvata dalle stecche e dalle barzellette e dal grezzo provincialismo che Perugia non merita.
(foto Rai, ripresa dall'intervento fb di Matteo Grandi)
Lucia Baroncini
|