Una pista ciclopedonale? Chiamiamola marciapiedi
La nuova pista ciclopedonale di Ponte Felcino contiene la summa di tutti gli errori che si possono fare nel realizzare questo tipo di infrastruttura: non porta da nessuna parte
Sta per essere inaugurata questa pista ciclopedonale in via Val di Rocco (Ponte Felcino). Probabilmente contiene la summa di tutti gli errori che si possono fare nel realizzare questo tipo di infrastruttura. 1) è una ciclopedonale, vale a dire che è ad uso promiscuo pedoni e ciclisti. E' un tipo di progettazione che si faceva negli anni '80 credo. Si è ormai invece affermato ovunque il concetto che tale soluzione è sbagliata perché penalizza in primis i pedoni che vorrebbero poter camminare e passeggiare in assoluta serenità, anche affiancati o fermandosi, senza doversi preoccupare della possibile presenza dei ciclisti. I quali a loro volta devono poter procedere in maniera fluida senza essere motivo di preoccupazione per i pedoni e senza dover correre il rischio di una collisione con loro. 2) è inutile. Congiunge la pineta di Ponte Felcino al nulla, non attraversa né zone residenziali, né attività commerciali o altri punti di interesse, non si capisce per quale motivo uno dovrebbe percorrerla a piedi o in bicicletta. Si obietta: è solo la prima parte di una rete più ampia perché poi si farà anche analoga ciclopedonale che costeggia strada Canneto Sant'Angelo per raggiungere così ponte felcino. Peccato però che dalla pineta al paese c'è già la ciclabile del Tevere che è molto più breve e molto più gradevole visto che passa attraverso un bosco anziché in una zona assolata, desolata e priva di qualunque punto di interesse. Si veda la mappa dove la linea rossa continua è la nuova ciclabile, quella tratteggiata è quella futura da progetto (da realizzare non si sa quando) mentre la linea blu è il percorso lungo il Tevere. Si ri-obietta: ma la ciclabile è sconnessa e quando piove si forma fango. E allora spendi un botto di soldi per fare questi tratti di ciclabile anziché sistemare quel percorso? Tra l'altro da 4-5 anni ci sono 2 milioni a disposizione di fondi europei con i quali si doveva sistemare totalmente la ciclabile da Ponte San Giovanni a Villa Pitignano. Solo in queste settimane stanno operando dei cantieri per sistemare solo tratti parziali. 3) non è in ogni caso la soluzione ideale per questo tipo di strade. Le linee guida diffuse in tutti i paesi, Italia inclusa, affermano che bisogna cercare di condividere gli spazi il più possibile sia per contenere i costi che per un maggiore uso efficiente degli stessi e ricorrere alla separazione solo laddove è indispensabile per motivi di sicurezza. Ora anche il nostro Codice della Strada mette a disposizione nuove possibilità quali le corsie ciclabili, il senso unico eccetto bici, le corsie riservate bici-bus, le case avanzate, ecc. che consentono una diffusione più ampia di percorsi ciclabili senza dover fare cospicui investimenti in piste riservate che tra l'altro richiederanno anche una maggiore manutenzione. Anche perché è impensabile poter costruire piste riservate in ogni dove. Qui ci troviamo in una strada a scarso volume di traffico sia di auto, che di bici che di pedoni, appunto perché non porta da nessuna parte. Anche ammesso che si voglia incoraggiare a percorrerla in bici, c'erano molti altri modi per farlo, più immediati ed economici. Fare corsie ciclabili ad esempio, riservare la strada ai soli residenti, addirittura chiuderla al traffico visto che a fianco della strada principale della Molinella, oltre a quella oggetto di questo intervento, c'è la parallela dall'altro lato che svolge le stesse funzioni. Ma evidentemente ci sono i soldi per fare delle nuove ciclabili e quindi bisogna farle. Possibilmente dove non danno fastidio alle auto, dove non tolgono neppure un metro alle strade, non sottraggano nessun posto auto, non provochino nessun rallentamento o impiccio di qualunque natura. Che poi a dirla tutta se proprio si voleva fare una ciclabile in quella zona, avrebbe avuto più senso farla lungo l'altra parallela perché quella invece fiancheggia diverse attività. Pertanto chi vuole raggiungerle in sicurezza per motivi di lavoro o di altra utilità potrebbe efficacemente muoversi da Ponte Felcino o da Ponte Valleceppi lungo la ciclabile del Tevere e usare questa ipotetica per arrivare a destinazione. Da notare poi questa ciclabile di via Val di Rocco, crea disagio all'unica abitazione presente in quella strada, poiché rendendosi necessario metterla a senso unico per far spazio alla pista, quei residenti dovranno ogni volta fare il giro dell'orto e un paio di km in più per tornare a casa. Infine una ciclabile fatta in questo modo diventa pure pericolosa. Basta un minimo scarto dovuto a un ostacolo improvviso (un piccolo sasso, un pedone che si allarga, l'incrocio con un altro ciclista, una forte folata di vento, ecc.) che da un alto si rischia di cadere dallo scalino e dall'altro si rischia di andare a sbattere contro un palo. Perché come chicca finale ci regalano anche questa serie di pali per l'illuminazione messi nell'immediato ridosso della pista nonostante ci sia spazio in abbondanza. Come si vede dalla foto con le ruote all'interno della pista, il manubrio già urta il palo (e si tenga presente che i manubri delle mountain bike sono pure più larghi). Illuminazione che secondo me è pure non necessaria dal momento che è già presente nella parallela strada della Molinella che già illumina bene anche via Val di Rocco (ho provato a farla di notte a fari spenti e non ci sono problemi), al più bastava potenziare alcuni faretti di quella. Che poi vorrei capire a cosa serve iper-illuminare una strada di estrema periferia che già avrà un uso sporadico di giorno, figuriamoci la sera e la notte. Da ciclista posso già affermare che se mai dovessi aver bisogno di percorrere quella strada, starò sulla corsia delle auto anziché sulla pista nuova. Quasi mezzo milione di euro speso per portare una utilità prossima allo zero. Anzi, a qualcosa serve. Nelle statistiche del prossimo anno figurerà che Perugia ha 1 km di piste ciclabili in più e ci daremo le pacche sulle spalle. Che poi questo non si traduca in un maggior utilizzo della bici non fregherà a nessuno. Facciamo che lo chiamiamo direttamente marciapiede e finiamola lì...
Michele Guaitini
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