16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Quel rosonaro di Monteluce...
Il sole si rispecchia nel rosone incastonato sulla facciata a scacchi della chiesa. Dove è andato a finire quel mirabile insegnamento che il rosone ci ha irradiato da sempre con i suoi benefici influssi?

Sta per tornare Ferragosto, grande festa tradizionale nel quartiere di Monteluce, con la piazza gremita di cittadini lieti di potersi incontrare, anche se purtroppo non è più come una volta.
Le sorelle francescane, tra le prime abitanti del luogo, scelsero indubbiamente un posto sopraffino per coltivare il loro orticello baciato dal sole. Sole che si rispecchia nel rosone incastonato sulla facciata a scacchi della chiesa.
L’opera non è una “rosa” ma una “rota”, infatti, scandisce col suo orientamento l’avvicendamento quotidiano dell’astro del giorno che lascia poi il posto all’astro della notte, la luna.
È un rosone speciale questo di Monteluce, è proprio fatto apposta per un “Monte di luce”.
Chi sarà stato mai il mastro “rosonaro” di turno, cioè l’autore di questo mirabile, unico manufatto? Non lo sappiamo, anche se un giorno lo sapremo, eppure il messaggio che ci ha affidato è chiaro, universale e perpetuo: richiama ai sette pianeti antichi circoscritti nel cerchio del sole. È una semplice composizione geometrica che allude all’armonia intesa come elevazione naturale collettiva.
Un messaggio sempre valido per tutti, anche a distanza di secoli e millenni. È una grande ruota illuminante che invita ciascuno di noi a riflettere e a scegliere responsabilmente tra le proprie azioni.
Come si fa a non prendere parte a una festa di Ferragosto così bella, smagliante, armonica, solare?
È da sempre puntuale occasione per ritrovarsi tutti nella piazza del
paese – quartiere Monteluce.
È un naturale confluire verso un centro, partendo a raggera dalle varie contrade complementari: quella da Sant’Ermino alla Valle del Giochetto, quella dal Toppo della Madonna del riccio ai Palazzi Gramignani, quella da San Giuseppe al Favarone, quella di via Massari.
Un numero sette che ricorre magicamente, nel rosone di pietra come nell’intero paese- quartiere Monteluce.
Una decina d’anni fa, hanno avuto l’ardire di inventarsi di punto in bianco un’altra Monteluce,  la “Nuova Monteluce” (proprio così si è chiamato l’intervento), di cui nessuno aveva il minimo bisogno: nessuna cultura del progetto, ma solo ed esclusivamente opera finanziaria, vocata al fallimento sin dall’inizio, ed è sotto gli occhi di tutti.
C’è da chiedersi: chi ha escogitato “ad arte” e realizzato la “Nuova Monteluce” (i commissari del concorso d’idee, i tanti operatori culturali, i rappresentanti dell’università e delle istituzioni locali) l’avranno mai decifrato il vocabolario del rosone “monteluciano”? Eppure, ha perfino una voce, la vocale “o”, ripetuta ben sette volte in crescendo, a mo’ di richiamo: - oooooooOh! -.
Anziché proteggere e indirizzare verso uno sviluppo salubre, hanno badato a “predicare bene e razzolare male”.
Hanno in pratica assunto a modello le vecchie zone ghettizzanti e marginali della città, denominate in passato “coree”, come quella situata un tempo lungo via Eugubina, poco prima di Cava della Breccia.
La “Nuova Monteluce”, scaturita da un’ingiustificabile frammentazione che si ha l’ardire di definire “riqualificazione urbana”, è l’esempio più mirabile di un processo di “rigenerazione degenerante” senza fine.
Una deleteria iniziativa immobiliare che ha ucciso un luogo che era dotato di tutte le vocazioni possibili per fungere da Paradiso terrestre in città.
Tutto è ridotto ormai a un’orrifica e desolante sequenza di obsoleti edifici che guardano una piazza di ferree e maleodoranti griglie. Un inospitale, anonimo deserto destinato purtroppo a proliferare. Un deserto che preclude ogni ritorno a una vitale umanità: le voci di persone d’ogni età tra rinfrescanti cocomeri e bancarelle di vario genere, “semari” e “bibitari” compresi, sono state sciaguratamente condannate all’estinzione.
Dove è andato a finire quel mirabile insegnamento che il rosone ci ha irradiato da sempre con i suoi benefici influssi?
E le generazioni a venire?
Un bambino che ha la sventura di crescere in una situazione improntato al caos, come potrà esprimersi scrivendo lo svolgimento di un tema dal titolo “Racconta il luogo dove abiti”?
Quel prodigioso rosone di Monteluce, se fosse adeguatamente preso in considerazione, quanto giovamento potrebbe offrirci!
Tra cocomeri, semi salati, gazzose, schizzi d’acqua, palloncini gonfiati e mazzolini di basilico che sia un Ferragosto di rivolta e di legittimo risveglio da un letargo che da troppo tempo si sta prolungando.

 



Mauro Monella

Inserito mercoledì 17 agosto 2022


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