Una torre, una targa commemorativa e tre piazze ad hoc
Un’amministrazione della cultura cittadina avrebbe il dovere di adottare provvedimenti adeguati: la Cultura, se non è la voce più importante del governo cittadino, diventa praticamente inutile
Siamo a Perugia, città da sempre ricca di luoghi creativi. Oggi i sorprendenti, meravigliosi e singolari assetti urbanistici della città storica stentano ad essere riconoscibili perché sono nascosti da brutture e inquinamenti vari. Come mai avviene ciò? Andiamo a vedere a tal proposito tre note piazze della nostra città che hanno fatto da palcoscenico alla vita quotidiana sin dalle origini: Piazza 4 Novembre con la sua solenne fontana Maggiore; piazza Ignazio Danti, tradizionalmente legata al mercato delle erbe; piazza Piccinino, gradevole salotto inserito tra mirabili architetture civili e religiose. Queste tre piazze sono indiscriminatamente e prepotentemente sommerse da auto in ogni dove. Una vera iattura. Un vero danno perché questa “tripiazza” è un campionario popolato di simboli, saperi e attività collettive legate alla normale laboriosità umana. Sono tutti ingredienti che, se valorizzati a dovere, consentirebbero di vivere meglio la città mettendo in luce le molte bellezze e la loro memoria storica. Una sorta di appassionante e affascinante avventura. Un vero “unicum” nel quale si passa da spazi aperti, ariosi e luminosi, a spazi più contenuti, ma non meno ospitali e attraenti, in cui convivono e si intersecano tanti elementi che nel corso del tempo si sono accavallati, accumulati e stratificati fino a comunicarci precisi messaggi di vario genere: manine, grifi, leoni, mazzetti d’erba, faccioni, maschere e mascherine, colonnini, ferri battuti a pipistrello. Tutti oggetti parlanti, per chi li sappia individuare e ascoltare. Non c’è pietra che non meriti adeguata lettura e conseguente interpretazione. E come le pietre, anche tutti i metalli, i legni e i mattoni, di cui la città è generosa dispensatrice, ci parlano degli eventi in cui essi stessi nacquero e ci raccontano del legame indissolubile e dello stretto abbraccio tra le due dimensioni, quella umana e quella materica. Un legame questo che ha contribuito a fare della città un’opera d’arte, da perpetuare non solo per noi semplici abitanti, ma anche per i visitatori e per i posteri: un autentico DNA, un patrimonio degno di essere tramandato. Tutto ciò che vediamo oggi, però, è disordine, degrado, polvere, fumi di sostanze ignobili, smog, inquinamento dovuti non solo all’incuria, ma anche alla maleducazione, ignoranza e qualunquismo. Un’amministrazione della cultura cittadina avrebbe il dovere di adottare provvedimenti adeguati. Il dicastero della Cultura, se non è la voce più importante del governo cittadino, diventa praticamente inutile, anzi addirittura fuorviante. In questo modo, ogni possibile percorso di ricerca, di ascolto, di studio va a farsi friggere. Come? Nella maniera più indecorosa possibile: tra piazza Piccinino e via Bontempi fa bella mostra di sé un raro residuo di torre medievale conglobata nelle facciate di due palazzi gentilizi. Una antica testimonianza sopravvissuta ai secoli e non solo: incastonata nella torre, esiste una targa lapidea che testimonia di un atto notarile riguardante la proprietà di pozzo e piazza. Lo pensereste mai? Il punto dolente è che non si può dire: “andate a vedere e ammirate”, perché se andate veramente a vedere, ai vostri occhi di turisti o di semplici cittadini, vi si pareranno allo sguardo degli enormi segnali stradali, per installare i quali è stato bucato, senza ritegno alcuno, il corpo della torre di cui si diceva. Una segnaletica che occulta indecentemente la visione dell’antico insieme. Una accozzaglia di segnali stradali, pali, armadietti, nicchie e fasci di cavi vari che avrebbero potuto essere ubicati altrove, e sempre con un minimo di rispetto e sensibilità. Perché lasciare correre queste forme di abbruttimento diffuse in tutta la città storica, fino al punto di considerarle normali? Dov’è, e che cosa sta facendo, chi si dovrebbe occupare della tutela della cultura in città? Gli antichi edifici non meritano di essere usati come sostegno per cartelli di immondizia e di sensi di marcia, peraltro molto poco rispettati. Sono davvero tante le antiche tracce. Ascoltiamole con discrezione e rispetto: sicuramente, data la loro veneranda età, sapranno consigliarci al meglio sul da farsi per la loro legittima conservazione.
Mauro Monella
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