Arti del Medioevo da Perugia a SanPietroburgo e ritorno
L'arte è sempre stata un grande strumento di conoscenza reciproca utilizzato in ogni secolo anche dalla politica. Presentare ora questo catalogo frutto di uno scambio tra Perugia e San Pietroburgo nella città della Marcia della Pace e di Capitini avrebbe avuto un grande significato
Quando lessi che approfittando della chiusura della Galleria Nazionale dell’Umbria molte delle opere del Trecento umbro sarebbero partite per una mostra all’Ermitage di San Pietroburgo storsi parecchio la bocca perché è sempre un rischio e sono convinto che siano le persone a doversi muovere verso le opere e non viceversa. Inoltre ogni museo dovrebbe avere un certo numero di opere inamovibili e tra quelle in viaggio ce n'erano, a mio parere, almeno due che di questa lista dovrebbero fare parte: il marmo di Arnolfo di Cambio e il Vigoroso da Siena sua unica opera firmata e datata, quindi, importantissima. Al di là di questo i quadri sono tornati, per fortuna prima che scoppiasse la guerra tra la Russia e l'Ucraina, e la mostra ha prodotto “Arti del Medioevo” un catalogo curato da Marco Pierini che dimostra d’essere non solo un bravissimo direttore di museo ma anche un capace storico dell'arte, e dalla brava Veruska Picchiarelli che conferma d’avere le ali per volare in alto cosa che le auguro di cuore perché lo merita e così non volerà lontano dall’Umbria. Il libro è il classico catalogo d'arte, aiuta ad approfondire la conoscenza della Galleria nazionale dell’Umbria, della storia dell'arte umbra e dei rapporti artistici di Perugia e Siena due città accomunate dall'eterno destino di confrontarsi. Mi ha colpito di trovarlo negli scaffali della Feltrinelli, tra l’altro confinato tra quelli di storia locale e non d’arte, senza che a Perugia gli sia stata dedicata l'attenzione e la pubblicità che avrebbe meritato. Sicuramente è accaduto per via dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, e credo sia stata una decisione presa in accordo con il ministero della Cultura. Ma è giusto chiudere così agli scambi culturali e alla cultura come è avvenuto con Paolo Nori cui l’università Bicocca di Milano ha impedito di parlare di Dostoevskij, con la proibizione a ballerini ucraini di ballare il “Lago dei cigni” di Cajkovskij, di non fare dirigere alla Scala un maestro d’orchestra russo ed anche con la mancata presentazione di questo catalogo sintesi di uno scambio culturale così impegnativo e bello per chi lo ha vissuto? In passato durante la "guerra fredda" (almeno era fredda e non bollente come questa) fu attraverso scambi culturali e sportivi che i due blocchi si parlarono. Con la Cina l'Occidente iniziò a parlare con la cosiddetta "politica del ping pong" e seguitò utilizzando come “ambasciatori” dei Panda. E l'arte è sempre stata un grande strumento di conoscenza reciproca utilizzato in ogni secolo anche dalla politica. Presentare ora questo catalogo frutto di uno scambio tra Perugia e San Pietroburgo nella città della Marcia della Pace, nel Palazzo Comunale che ospita la Galleria Nazionale dell'Umbria che a sua volta ospita le stanze dove un uomo di pace come Capitini ha vissuto e per la pace operato avrebbe avuto un grande significato. Sarebbe stato un momento per degli italiani e dei russi di scambiarsi un reciproco sguardo come nei quadri inviati la Madonna se lo scambia col Bambino e con noi che la guardiamo. Avrebbe parlato di Perugia città della pace al mondo inducendo ognuno di noi a chiedersi come sia stato possibile sprofondare di nuovo tra gli orrori della prima metà del Novecento. Una domanda che a Perugia, a San Pietroburgo, in Europa prima o poi dovremo pur porci.
(Nella foto: Arti del Medioevo. Capolavori della Galleria Nazionale dell’Umbria, Skira editore)
Vanni Capoccia
|