Camminare per strada
Un sentito necrologio per un collega, amico, camminatore, compagno
(nella foto, Sergio Cecconi)
Pensa che si muore e che prima di morire tutti hanno diritto a un attimo di bene. Ascolta con clemenza. Guarda con ammirazione le volpi, le poiane, il vento, il grano. Impara a chinarti su un mendicante, coltiva il tuo rigore e lotta fino a rimanere senza fiato. Non limitarti a galleggiare, scendi verso il fondo anche a rischio di annegare. Sorridi di questa umanità che si aggroviglia su se stessa. Cedi la strada agli alberi. Il 1° febbraio, nel primo pomeriggio Sergio stava camminando con Alessia lungo la strada che da Pilonico Paterno e Pianello porta a Ripa. Un fuoristrada sale dal Pianello ed investe brutalmente questo amico e la sua compagna. A sera, in ospedale, Sergio non ce la fa e ci lascia. Attoniti. Increduli. Incazzati. Abbiamo fatto con Sergio il percorso per laurearci in Medicina e Chirurgia insieme, oltre a qualche partita amicale di pallone militando nella medesima squadretta nelle pause di studio, e soprattutto simili nella visione sociale e politica del mondo. Entrambi, fatto curioso forse, una volta abilitati, abbiamo intrapreso una carriera medica professionale (con piena soddisfazione peraltro da tutti e due) ben differente da quella che era nei nostri piani iniziali. I fatti della vita ci hanno allontanato per molti anni. Poi ci siamo ritrovati, sia per motivazioni mediche sia perché, rientrato a Ripa, il suo borgo, in alcune occasioni partecipammo insieme alle camminate domenicali delle nostre contrade. E a Ripa, andato in pensione, prestava ancora, ed anche, opera di assistenza socio-sanitaria a chi ne aveva più bisogno. Prendi un angolo del tuo paese e fallo sacro, vai a fargli visita prima di partire e quando torni. Stai molto di più all’aria aperta. Ascolta un anziano, lascia che parli della sua vita. Leggi poesie ad alta voce. Esprimi ammirazione per qualcuno. Esci all’alba ogni tanto. Passa un po’ di tempo vicino a un animale, prova a sentire il mondo con gli occhi di una mosca, con le zampe di un cane. Negli ultimi tempi, anche causa maledetta pandemia virale, lo vedevo più spesso. Da solo, non di rado, camminava lungo le nostre strade, ai loro bordi, tranquillamente, assorto nei suoi pensieri. Ogni tanto mi fermavo per scambiare quattro parole. Poche parole, ma la stima e l’amicizia (silente ma indubbia) era parte dei nostri sentimenti reciproci. Da noi il pedone, il camminatore ha ben poca considerazione. Certo, non è cosa mai sicura procedere lungo le nostre strade, comunali o provinciali che siano, non ostante il traffico limitato. Resta purtroppo pericoloso. Tu puoi anche stare attento, ma la frenesia di chi guida una autovettura è incontrollabile, è assurda, condannabile. Ma inevitabile. Ora voglio, e a maggior ragione, sostenere la causa che invita tutti a evitare, purtroppo, a “camminare per strada”, bensì a percorrere i percorsi che, per esempio nel nostro territorio arnate, nella parte orientale del contado perugino, abbiamo attivato da alcuni anni. E Sergio era lì, sovente. Ma va da sé che non puoi a volte evitare di camminare lungo la strada principale. Tu stai attento e non puoi pensare che un pazzo, un disattento, un distratto, un incosciente automobilista possa commettere simili reati. Perché di reato si tratta. È inconcepibile morire così. Un caro ricordo, un carissimo ricordo – sono sinceramente commosso e ancora stravolto – mi ha spinto a scrivere queste righe e dedicare a Sergio, uomo e professionista medico ortopedico di indubbia qualità, queste tre poesie tratte da “Cedi la strada agli alberi”, di Franco Arminio, che a mio avviso bene esprimono quanto in molti stanno soffrendo per quello che è drammaticamente accaduto.
Daniele Crotti
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