Perché non rimettere al suo posto la scultura di Romeo Mancini?
Il "Monumento ai perseguitati dal fascismo" deve tornare nella sua collocazione originaria: è mortificato ora messo in un angolo della Rocca
Per rendersi conto che il "Monumento ai perseguitati dal fascismo" di Romeo Mancini alla Rocca Paolina di Perugia deve tornare nella sua collocazione originaria basta vedere com'è mortificato ora messo in un angolo della Rocca e confrontarlo con la collocazione originaria come mostra la foto de "La Rocca Paolina" di Daniela Bonella, Augusta Brunori e Augusto Ciliani.
Romeo "Meo" Mancini è un artista che ha una sua definita posizione nell'arte italiana del secondo Novecento, è sicuramente tra i massimi artisti umbri e il monumento nella Rocca Paolina è una delle sue opere migliori.
Un monumento che con quegli elementi che sembrano cercare la libertà sintetizza la forza delle ragioni di chi venne perseguitato dal fascismo e dell'idea e bisogno di democrazia.
Dov'era prima, all'interno di un piccolo ambiente che sembrava una cella con l'inferriata alla finestra, era una tappa del breve ma alto percorso nella scultura umbra del Novecento che inizia con le "colombe a Olaf Plame" di Pierucci, prosegue con il Grande Nero di Burri e terminava con la scultura di Mancini.
Lì esprimeva anche la sua poesia (che senza poesia non c'è arte) ora sembra solo un impiccio.
Dicono che Romeo Mancini accettò lo spostamento. Se è così sbagliò. E a quell'errore andrebbe messo subito riparo perché se la distanza tra i due posti è di pochi metri, dal punto di vista sociale, culturale e artistico e anche della cura verso la città è enorme.
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