Sandro Penna e l'Italia di "a noi" e degli orinatoi
Nella poesia c’è tanta più verità di quanto si pensi e gli attuali politici italiani dovrebbero riflettere con attenzione su questi versi
Sandro Penna ha cercato in ogni sua poesia di non dare indicazioni di tempo e di luogo per cui diventa un esercizio improbo, e anche inutile, cercarle nei suoi versi. Eppure la sua poesia che è di ogni tempo non è di nessun tempo: con le lattaie, le ragazze in bicicletta, gli operai con la tuta, i marinai, i fanciulli, i cinema fumosi, gli alberghetti, i tram è una poesia neorealista in anticipo sul neorealismo che racconta l’Italia popolare al tempo di Penna. Ce n’è solo una nella quale si capisce che scrive di Roma, del periodo della dittatura fascista, del “Piano regolatore” che stava distruggendo quartieri popolari della Capitale come fecero con quello abbattuto per far posto a Via della Conciliazione. Ma è solo un attimo, un brivido, un’inquietudine che arriva persino negli orinatoi e induce a cercare rifugio nella “calma paura” dei gatti. È proprio vero nella poesia c’è tanta più verità di quanto si pensi e gli attuali politici italiani - compreso il sindaco di Perugia la città dove Penna è nato – dovrebbero riflettere con attenzione su questi versi, al significato durevole dei simboli e in particolare alla rima “a noi a noi” “orinatoi”.
Una folla gridava ‹‹a noi›› ‹‹a noi›› ed il nero imperava sotto il sole. Ma il nuovo Piano Regolatore! L’irrequietezza degli orinatoi! E la sera la calma paura dei gatti. (Sandro Penna)
Vanni Capoccia
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