Interrogazione al Sindaco sul fascio al Mercato
Per conoscere la posizione del Sindaco circa la proposta di staccare i fasci littori dal luogo in cui si trovano attualmente e di trasferirli in un museo cittadino, a salvaguardia e conservazione dell’immagine della città
Un'interrogazione in Consiglio comunale è stata presentata al sindaco Andrea Romizi e alla sua Giunta dai gruppi di centro-sinistra che sono all'opposizione a Palazzo dei Priori. La discussione è prevista per mercoledì 29 Settembre, alle 10, da remoto. Ecco il testo presentato, al quale il Sindaco dovrà dare una risposta chiara: PREMESSO CHE: Nei mesi scorsi, a seguito di un sopralluogo richiesto dagli scriventi per conoscere lo stato dei lavori del Mercato Coperto, si è venuti a conoscenza del fatto che le opere di ripulitura abbiano fatto rinvenire in una posizione di grande evidenza e rilievo visivo la raffigurazione di due fasci littori, simbolo per eccellenza del fascismo, risalenti a quell’epoca e poi successivamente coperti, accanto a quella del Grifo rampante, stemma secolare della città di Perugia; CONSIDERATO CHE: Tale notizia ha suscitato in città e sulle pagine dei giornali un ampio dibattito, tra chi pensa che sia giusto lasciare il fascio littorio nel punto in cui è stato ritrovato come opera di valore e testimonianza storica, e chi, al contrario, ritiene inaccettabile e offensivo per la storia di Perugia che il simbolo per eccellenza del fascismo campeggi in un importante luogo pubblico, che è un punto di arrivo in città e che sarà destinato a luogo di commercio e di incontro. Per di più, esso è collocato in una posizione di grande visibilità, quasi fosse ancora oggi il simbolo, insieme con il Grifo, della città di Perugia; La Legge 122 del 26 Aprile del 1993, conosciuta come “Legge Mancino”, condanna gesti, azioni e slogan legati alla ideologia nazi-fascista: se nel 1932, anno di inaugurazione dell’edificio, la presenza di un fascio littorio, collocato alla sinistra del simbolo della città, in uno dei principali luoghi di socialità cittadina, aveva il significato di celebrare una amministrazione comunale inequivocabilmente e fieramente “fascista”, così nel 1945, all’indomani della Liberazione, la copertura di quel simbolo con della calce viva aveva il significato di celebrare una amministrazione comunale inequivocabilmente e fieramente “anti-fascista”. Pertanto oggi tale azione ha rimesso in luce quello che in Italia è considerato unanimemente l’emblema di quell’ideologia, a prescindere dagli intenti filologici e dal parere tecnico della Sovrintendenza; VALUTATO CHE: E’ stato autorevolmente smentito che il fascio possa essere opera di pregio, del pittore perugino Gerardo Dottori o di altro artista: una paternità che qualcuno aveva cercato di accreditare per giustificare il restauro e la conservazione del manufatto. Non siamo quindi di fronte ad un’opera d’arte, che dovrebbe essere conservata anche se reca i segni di un passato buio, come è stato ad esempio per le statue delle Muse collocate ai Giardini del Frontone, per i lavori di alcuni pittori come Mario Sironi che aderirono al fascismo o con interventi urbanistici di grande importanza (ad esempio l’obelisco del Foro Italico a Roma che reca ancora la scritta “Mussolini” a caratteri giganteschi). Il simbolo in questione è dunque soltanto, come è stato sottolineato in modo autorevole, il lavoro di un artigiano che non ha nessun pregio o valore artistico; EVIDENZIATO CHE: L’Amministrazione comunale sostiene, attraverso le dichiarazioni degli assessori competenti e del Sindaco stesso, di essersi attenuta ad un parere espresso dalla Sovrintendenza nel decidere di operare il restauro di quella raffigurazione: ciò solleva legittime perplessità su chi abbia deciso nel merito di procedere al restauro e a quale titolo, anteponendo aprioristicamente una memoria storica (la celebrazione della città “fascista”) all’altra (la celebrazione della città “anti-fascista”) e contrapponendo di fatto due espressioni della volontà popolare (il simbolo prima e la calce poi), entrambe rispettabili sotto il profilo storico-filologico; Il tema del restauro già effettuato oltre che un dubbio di legittimità pone a posteriori anche un dubbio di opportunità, anche alla luce di quanto recentemente accaduto relativamente alla intitolazione di un parco pubblico nella città di Latina, che ha portato, quale conseguenza di una semplice proposta ispirata alla memoria storica, alle dimissioni del Sottosegretario della Lega; La storia delle città come quella degli uomini attraversa fasi diverse, ognuna delle quali merita di essere conosciuta e studiata. Pertanto, lasciare intatto, e perfino restaurare, il simbolo per eccellenza di un periodo condannato dalla storia, come il fascismo, non equivale a conoscerlo, ma ad accettarlo, e ad accettare anche ogni manifestazione ad esso implicitamente connessa (un simbolo di quelle dimensioni, unico in Italia, potrebbe ad esempio alimentare in futuro forme di “turismo nostalgico” in grado di macchiare indelebilmente l’immagine della città nel mondo); SOTTOLINEATO: La mossa quantomeno discutibile del Comune di Perugia sta suscitando un’ondata di indignazione in città, ampiamente documentata dai resoconti giornalistici e sui social media locali e nazionali, fino ad arrivare ad un’interrogazione parlamentare; SI INTERROGA IL SINDACO E LA GIUNTA: Su come sia maturata la decisione di restaurare la suddetta raffigurazione e in capo a chi sia da addebitare la valutazione di opportunità; Sulla posizione del Sindaco circa la collocazione attuale dei fasci littori; Sulla posizione del Sindaco circa la proposta di staccare i fasci littori dal luogo in cui si trovano attualmente e di trasferirli in un museo cittadino o altro luogo consono a spiegarne l’origine ai visitatori, a salvaguardia e conservazione dell’immagine della città.
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