Abbiamo cantato insieme
La passione di Clara Sereni per il canto popolare: un ricordo
Vi segnalo questo libro di Puma Valentina Scriccolo. È una biografia, ricca e completa, della scrittrice Clara Sereni, che ci ha lasciato un paio di anni fa. Originaria di Roma (il padre, Emilio Sereni, dirigente del Pci, fu personaggio di spicco degli anni del dopoguerra, agronomo, storico, musicologo, oltreché importante uomo politico; ed assai ingombrante nella vita della nostra Clara) viveva da tempo a Perugia (ne fu vicesindaca anni addietro). Nel capitolo 1.4 “Chi canta canta e chi no canta crepa. Il taccuino manoscritto di Clara Sereni”, il mio contributo è stato rilevante, a detta dell’autrice dell’opera. La ringrazio. D’altronde già nel precedente volume (2019) nella collana “farfalle” di ali&no Editrice, “Clara Sereni,” di Autori vari (a cura di F. Silvestri e P.V. Scricciolo), al riguardo, vi scrissi anch’io; il mio capitolo ve lo “regalo” in allegato. Ma ecco le note in quarta di copertina: “Un libro che nasce dalla stretta amicizia dell’autrice con Clara Sereni. Uno studio che attinge a interviste e documenti inediti di un’intellettuale liminale: comunista fuori dal Pci, ebrea laica, femminista non militante. Un itinerario che procede facendo luce nell’intreccio tra vita e opere, che recupera la scrittura prima che diventi letteratura, che accoglie la fantascienza come transizione del sé e che individua le canzoni popolari come liberazione culturale e fisica. I riferimenti nel testo a tre scritti di Sereni mai pubblicati – il poemetto Ambarabà ciccì coccò, le ballate per il Folkstudio, il racconto Sara e Hagra – scandiscono le principali aree d’indagine sull’autrice, regalando al lettore uno spaccato inusuale sulla sua opera”. Daniele Crotti I canti di lotta sapevamo cantarli insieme, il piacere della musica fatta in tanti, c’erano a volte controcanti riusciti… (Casalinghitudine)
Abbiamo cantato insieme di Daniele Crotti Non ricordo quando conobbi Clara Sereni. Di persona. Quindici anni fa, venti anni fa? Non rammento. Eppure. Sapevo di Emilio, il padre, agronomo, politico, cultore e studioso dei canti di tradizione. Serbo con me un Quaderno di Umbria Contemporanea edito nel 2003 curato da Tullio Seppilli, “Note sui canti tradizionali del popolo umbro”, che Emilio Sereni pubblicò in Cronache Umbre nel lontano 1959. Ma non sapevo di una figlia, di Clara, una delle figlie. Me ne parlò forse casualmente, via posta elettronica, ancora credo nel secolo passato, un altro amante dei canti di tradizione e di lotta, veneto, che non so come contattai perché stavo cercando canti sulla figura di Giacomo Matteotti. Mi chiese: «Ma tu stai a Perugia, dove abita anche Clara Sereni…». Da lì seppi, mi informai e cominciai a leggerne i libri. Non rammento neppure quando e come fu la prima volta che la incontrai e la conobbi di persona. Nel 2007, in occasione di Umbria Libri, grazie ad un caro amico e al coinvolgimento della Fonoteca Regionale “O. Trotta” di Perugia (e agli “Amici di Dino Frisullo”), venne organizzato un incontro-concerto con il gruppo I Giorni Cantati, di Calvatone e Piadena: Canti del lavoro, della festa, della lotta. Gli interventi programmati erano il mio e quello di Clara Sereni, proprio così di Clara. Fu una serata nuova, per me e per i tanti presenti. Emozionante. Ma l’imbarazzo che allora avevo mi impedì, ancora ignaro, di andare incontro al desiderio vivo e potente di Clara, quello di potere cantare, a fine concerto, tutti insieme, qualche canto a noi tutti noto per… la voglia di cantare, dare sfogo ai propri sentimenti, al «piacere dei canti, della musica fatta in tanti», come immagino covava in seno Clara. Peccato, perché sia nel pomeriggio che a serata conclusa, ci recammo in un locale e lì ci sfogammo; eravamo non molti e comunque lei non c’era. Me ne rammarico. Però le dissi e forse la rassicurai, con un po’ di azzardo, che sarebbe successo prima o poi. Non ricordo se fu prima o, più probabilmente, poco dopo questo episodio che Clara mi invitò a casa sua, in via Pellas, per parlare di canti popolari, di canti di tradizione, di canti politici. Aveva una buona biblioteca anche riguardo a questo. Passai un pomeriggio molto bello e coinvolgente, lei mi mostrò tante produzioni musicali note e meno note, e ci si affiatò sull’argomento. Alla fine tirò fuori da un cassetto un vecchio bloc-notes con la copertina consumata dove si leggeva una scritta, “Annotazioni”, tutto scritto a mano, di suo proprio pugno e dove aveva annotato i testi di una serie di canti popolari cui era legata, forse più di tanti altri. E me ne fece dono. Il primo brano trascritto su questo quaderno era “Contessa” di Paolo Pietrangeli (uno dei canti di lotta del “nostro” Sessantotto), cui ho saputo poi Clara fosse assai legata. Dai tempi del Folk Studio, forse. Già, perché sono poi venuto a conoscenza che lei era anche una buona cantante, e da giovane si era esibita con alcuni dei più importanti esponenti del Nuovo Canzoniere Italiano, non solo a Roma, ma anche in alcuni festival dell’Unità in giro per l’Italia o in altre occasioni. Le note sulla copertina del quaderno, dono graditissimo che conservo con amore e gratitudine, sono di un canto popolare con le parole scritte a penna da Clara, come del resto i testi di una cinquantina di canzoni che aveva raccolto. Tra tutti ne ricordo due, tra quelli che le erano più cari. Sono una delicatissima canzone d’amore toscana e un canto politico dell’America latina, di “lotta per la libertà” (testo più che signifi cativo per una persona come lei!). Questa era Clara, anche. Per quanto io posso averla conosciuta. Al bloc-notes autografo era aggiunto un pacchetto di una trentina di fogli, più o meno formato A4, con le trascrizioni di altri canti, in buona parte solo frammenti, battuti con una macchina da scrivere i cui caratteri ricordano tanto la mia vecchia Olivetti Lettera 22 con cui e su cui imparai, da giovane, a scrivere a macchina. Sono essenzialmente canti contadini (umbri soprattutto), canti di lavoro, stornelli laziali. Di alcuni vale la pena ricordarne le parole: So’ stato a la maremma di Corneto, Le male spese m’hanno consumato; Da beve m’hanno dato un po’ d’aceto, E da mangia’ poco pane muffato: Malannaggia Corneto e le cornetane, Me l’hanno fatte le spese da cane; Malannaggia Corneto e cornetane tutte Me l’hanno fatte le spese turche. (Umbria – Marsiliani – pag. 70) Finestra che la notte stai serrata, Il giorno aperta per farmi morire; Finestra di basilico adornata, Dove risiede il suo petto gentile; Finestra co’ le pietre minutelle, Dentro l’amore, e di fuori le stelle. (Lazio – Marsiliani – pag. 24) Le note aggiunte tra parentesi fanno probabilmente riferimento alla provenienza geografica del canto e del libro o altro da cui Clara aveva copiato le parole e se le era trascritte in questo suo prezioso “album” (mi piace chiamarlo così) di cui mi fece dono. In fondo al bloc-notes trovai la busta di un vecchio CD (quelli piccoli ma sempre 33 giri), della serie Italia canta: Canti di protesta del popolo italiano con ancora molti spunti di approfondimento. Ecco, tutto questo per raccontare delle passioni musicali, forti, potenti, esplosive che Clara aveva in sé nelle proprie radici. Le nostre occasioni di incontro “musicale” proseguirono nella prima decade degli anni duemila, quando ebbi modo di partecipare agli incontri de La Città del Sole in un paio di occasioni, occasioni speciali di raccolta fondi in cui la musica era protagonista, con canti e balli proposti e guidati una volta da Sonidumbra ed un’altra da Sara Modigliani e le sue donne da Roma, dal circolo Gianni Bosio. Fu bello e coinvolgente e voglio ipotizzare che fu Clara a invitarmi. Così come ricordo, e si cantò insieme un paio di brani avvincenti e a lei dedicati e con lei cantati a fine presentazione di un suo libro (Il lupo mercante) alla biblioteca di Villa Urbani di Perugia. Ma è il momento di fare un passo indietro per andare (o tornare) al 2011, sabato 25 giugno. Siamo a Montecolognola di Magione alla bellissima iniziativa I giorni cantati… pane e musica, con il gruppo I Giorni Cantati (sì proprio loro, quelli del 2007, ma non più 6 componenti, bensì 8), con i loro canti della tradizione legati al pane: di lavoro, di lotta, sociali, politici, grazie alla collaborazione degli “Amici di Dino Frisullo”, delle Associazioni Culturali Arnati e dell’Associazione dell’Ecomuseo del Fiume e della Torre di Pretola. L’evento venne organizzato da alcune amiche di Clara (Le Merendanze) e dalla comunità locale all’interno del Progetto Donna del Comune di Magione. Nella presentazione dell’evento leggiamo: «[…] Un’occasione unica per rivivere il piacere del profumo del pane appena cotto, di ammirare il tramonto […] ascoltando quei canti di antica origine, che rappresentano uno dei pochi esempi con cui la gente più povera e analfabeta riusciva a comunicare. Canti che si sono conservati perché trasmessi oralmente da persona a persona e se oggi, i canti popolari, non hanno più quel valore culturale di un tempo, svolgono ancora un’importante funzione, quella di farci capire e amare il nostro retaggio culturale, affinché dai canti dei padri si possa ereditare il culto per la nostra terra da cui, appunto, il grano, ingrediante del fragrante cibo che verrà offerto a tutti». E venne anche Clara, decisa e volitiva, partecipe e quanto mai coinvolta. Sì, fu così. A fine concerto iniziò il vero spettacolo, con noi stessi, Clara, io e tanti altri, oltre ai cantori cremonesi, affascinati e rapiti, attori comparteci e compresenti, per citare Capitini. Successe di tutto. Cantammo, bevemmo, cantammo. Sempre più avvolti e coinvolti. Con Bruno, Enrico, Maurizio, Maria Teresa e gli altri, io e Clara proponevamo a turno canti e canzoni di lavoro, di lotta, d’emigrazione, di impegno sociale, d’anarchia e comunisti, canti d’amore, insomma un po’ di tutto, tutto ciò che a noi piaceva e ci poteva unire. Ricordo Maremma maremma, O Gorizia, Sebben che siamo donne, Stornelli d’esilio, Bella ciao… Cantammo per un’ora almeno, tra un bicchiere di vino e l’altro e l’assaggio delle squisitezza culinarie locali, sino a oltre il tramonto. Indimenticabile. «Hai visto, Clara? Ho mantenuto la promessa. Abbiamo cantato insieme, come desideravi. Ne sono felice!». Ci lasciammo, forse un po’ troppo… più brilli che sgolati, ma fu davvero tanto bello. E Clara si preoccupò. Era da sola in auto. Credo che qualche cara amica delle Merendanze l’abbia poi accompagnata casa. Ciao Clara
Daniele Crotti
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