Il degrado di Perugia, storia vecchia ma sempre nuova
Lo stato precario di estremo degrado della palazzina che ospitò la circoscrizione comunale del quartiere della Pallotta, in via G. B. Vico. Non è il degrado di grandi dimensioni che si può notare per il quartiere, ma, forse, si dovrebbe prendere in considerazione il fatto che le grandi questioni diventano tali essendo state in principio piccole cose
Siamo costretti a raccontare sempre le stesse storie perché sono le stesse storie che la politica che amministra Perugia ci fa raccontare.
Non è la prima e non sarà l’ultima volta che dovremo, forse sarebbe meglio dire saremo costretti, a disquisire sullo stato precario di estremo degrado della palazzina che ospitò la circoscrizione comunale del quartiere della Pallotta, in via G. B. Vico. Una piccola cosa, nei confronti di ciò che è il degrado lasciato avanzare nella città da delle amministrazioni comunali che sembrano volgere il loro sguardo su faccende di partito ben più politicamente interessanti delle piccole questioni che riguardano direttamente il buon vivere dei cittadini, come quella che stiamo, per l’ennesima volta, denunciando. Non è certo il degrado di grandi dimensioni che si può notare a prima vista camminando per il quartiere, motivo di una evidente risonanza mediatica, come la questione dell’abbandono e dell’incuria delle ex segreterie universitarie in via Tuderte, dell’ex capannone della motorizzazione il via Palermo, della sete ex Telecom che si mangia, con il suo degrado, quasi tutta la parte sinistra di via Jacopone da Todi o altre sconcezze celebrate ma, forse, si dovrebbe prendere in considerazione il fatto che le grandi questioni diventano tali essendo state in principio piccole cose! Via G. B. Vico è una piccola via traversa a via della Pallotta. Una via che dal punto di vista della viabilità dice poco o nulla perché è chiusa e non ha sbocchi da nessuna parte in quanto finisce dopo qualche centinaio di metri. Ma da quello della densità abitativa è tutta un’altra faccenda. Enormi palazzi popolari costruiti dall’allora “Ina-Casa” che in un tempo abbastanza lontano vennero assegnati a molte famiglie, le quali rappresentavano diverse classi di lavoratori che, ora come ora, sono per la maggior parte anziani e dove, in certi casi i loro discendenti non abitano più e che hanno dato in affitto a stranieri dopo la dipartita degli antichi assegnatari. Fatta questa piccola storia veniamo al dunque. Ad un primo approccio al problema, può non sembrare, per i diretti responsabili, una questione di massima importanza ma, guardando e valutandola approfonditamente ci si accorge che sicuramente è una piccola (ma non tanto) e dolorosa spina nel fianco dell’amministrazione comunale e dei nostri signori della maggioranza perché, per la sua definitiva soluzione, non sanno proprio quali pesci pigliare! La veridicità di questa affermazione la si può dedurre dal fatto che non hanno trovato altra soluzione, per scrollarsela di dosso(!), se non l’assurdità di mettendola in vendita! Ridicolo! Ma veramente pensano che ci sia qualcuno disposto a comprare un complesso del genere. non parlando del fatto di come è ridotto, situato in quella zona che strategicamente non rappresenta nulla ne dal punto di vista abitativo ne tanto meno da quello commerciale? Ma il sindaco, insieme alla sua stimata giunta, non farebbe cosa buona e giusta mettere a posto quell’immobile e farlo gestire da qualche associazione che si occupa dei senza tetto, magari distribuendo dei pasti caldi e dare assistenza, notturna e diurna, a gente bisognosa? Ma forse, visto come si comporta con le chiusure dei ricoveri per questa gente, è chiedere troppo! La “coscienza politica di partito” dei nostri amministratori non arriva a comprendere tanto e comunque, considerata dal loro punto di vista, non è remunerativa per i possibili voti da “intascare”.
Giampiero Tamburi
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