Malati gravi e vaccinazioni
Si rompa l’indifferenza verso malati con gravi patologie che in Umbria non sono stati ancora vaccinati e fino a ieri non sapevano quando lo avrebbero fatto, perché nessuno si è preoccupato di dire loro quando inizieranno a vaccinarli
Ieri ho ricevuto una telefonata, quando ho letto il nome della persona che mi chiamava mi si è aperto il cuore pensando alla sua situazione e al fatto che volesse parlare. Ma non chiamava per raccontare di un libro letto o di un film visto, lo faceva per sfogarsi, per dire della sua, e di altri, situazione di malato di cancro al tempo del covid. Mentre parlava pensavo quant’era ingiusto che una persona in una fase della vita nella quale è necessario, per quanto possibile, sgombrare la mente da ogni preoccupazione e chiudersi nel cerchio caldo degli affetti familiari e amicali fosse costretta a chiedere un aiuto, per di più a uno come me che non conta nulla e nulla può. Perché questo stava accadendo. Chiedeva che si rompesse l’indifferenza verso malati con gravi patologie che in Umbria non sono stati ancora vaccinati e fino a ieri non sapevano quando lo avrebbero fatto, perché nessuno si è preoccupato di dire loro e ai rispettivi medici quando inizieranno a vaccinarli, con quali modalità e in quanto tempo. Intanto, mentre vivono quest’indifferenza, continuano ad andare all’ospedale per i controlli, con i familiari che li accompagnano tenuti fuori per sicurezza dalla sala d’attesa dove però entrano malati gravi non vaccinati che per forza di cose si trovano in una situazione dove diventa impossibile mantenere la distanza visto il numero di presenti. Persone che s’informano, leggono giornali, consapevoli dei rischi che corrono, parlano tra di loro, sanno che intanto categorie che rispetto alla loro potrebbero aspettare vengono vaccinate, compresi i volontari delle varie associazioni che si occupano di malati e dei loro diritti donandogli prima del covid parte del loro tempo ma che ora non lo possono più per le giuste restrizioni e cautele. E mentre si accorgono che ogni corporazione preme per il vaccino ai suoi aderenti, sentono che nessuno (media, politica, sindacati piccoli o grandi, istituzioni varie) da voce al loro bisogno. Dovevamo diventare migliori con il covid; per ora, almeno in Umbria, facciamo di tutto per non esserlo.
Vanni Capoccia
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