Fontana maggiore, un sentimento che va protetto
La Fontana è "nostra" nel senso che è
anche di chi a Perugia ci ha preceduto e verrà dopo di noi e dell’intera umanità
Per capire che la Fontana Maggiore non è un semplice oggetto d'arte che mostra all’aperto la sua bellezza e i suoi secoli di vita ma racconta noi stessi e la traccia che ha lasciato e lascerà in noi e nella nostra comunità bisogna girarle intorno osservando la sua struttura ricca di movimento che per vasche sovrapposte conduce lo sguardo verso il cielo.
In quella inferiore la storia dell'umanità da Adamo ed Eva ai fondatori di Roma, lo scorrere dei tempi della natura con i mesi dell'anno e le Arti liberali fino a due possenti aquile pronte a spiccare il volo come fece, terminata la Fontana, il loro autore Giovanni Pisano lasciando la bottega del padre Nicola per volare autonomo nell'arte. Sopra la vasca con le sculture che sanciscono "una sorta di parallelismo esemplare tra la storia dell'umanità e quella di Perugia, tra la storia della Chiesa e i santi locali" (Sabina Spannocchi) e la mitologia di una città con il mitico fondatore Euliste che guarda quanto rimasto del campanile della Cattedrale sotto il quale è sepolto. Più in su la meravigliosa coppa bronzea di Rubeus e le tre portatrici d'acqua che quando reggevano i due grifi alati perugini e i due leoni guelfi schizzavano verso il cielo l'acqua prima di farla cadere nella coppa e da lì nella vasca inferiore grazie a protomi bronzei a figure animali. Sin dalla sua nascita era destinata a rimanere nella storia e nel cuore dei perugini. È "la nostra Fontana", il nostro totem. Non si limita a raccontare un periodo storico ma sintetizza un pensiero che conduce i rivolgimenti provocati dalla nascita dei liberi comuni sotto il segno dell'etica comunale (a pensarci bene è quanto dovrebbe accadere in questi tempi di rivoluzione digitale) e come tale simbolo tangibile e visibile di un sentimento civile e religioso, bagaglio di sensazioni e nostalgie che continuamente si rinnovano e sovrappongono. Ora una delle piccole sculture bronzee della Fontana staccandosi e cadendo dentro la vasca sottostante (quanto avremmo voluto non accadesse) ci ha ricordato i rischi che la Fontana corre, la sua età, i nostri doveri verso di essa. Ricordandoci contemporaneamente l’obbligo che abbiamo di proteggerla dai danni che altri possano arrecargli (gas di scarico delle auto, droni che abbiamo visto volerle sopra); dal peso degli anni con una manutenzione preventiva costante e visibile affinché non accada più quello che è successo; il sentimento che a essa ci lega che va rispettato e coltivato ogni giorno. Sindaco e consiglieri comunali di Perugia, Soprintendenza, le nostre Università, associazioni e istituzioni, ognuno di noi di là da ogni retorica o frase fatta devono chiedersi se questa manutenzione e protezione costante valga la pena farle informando rapidamente la cittadinanza di ogni suo esito e se il sentimento che la Fontana di piazza rappresenta valga ancora la pena coltivarlo o se è un retaggio e un impiccio del passato del quale è meglio liberarsi. È da queste domande che ognuno di noi deve porre alla propria coscienza e dalla risposta che ognuno di noi si dà che verrà fuori il futuro della "nostra Fontana" che noi ci auguriamo, lungo bello e soprattutto protetto perché se è vero che la Fontana è "nostra" lo è nel senso che è anche di chi a Perugia ci ha preceduto e verrà dopo di noi e dell’intera umanità. Il Consiglio di Amministrazione della
Società Generale di Mutuo Soccorso Fra gli Artisti e gli Operai di Perugia
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