Verde: pallido, intenso, profondo
All’interno della città il verde svolge da sempre funzioni vitali: funzione ecologica, ambientale, in quanto fronteggia il degrado conseguente all’attività dell’uomo. L’obiettivo è riscoprire la natura come valore condizionante dell’esistenza dell’uomo
Ogni tanto qualcosa bolle in pentola: tra i soldi del Piano per la ripresa (Recovery plan), strade, superstrade, iper-strade, viadotti sopraelevati e altro, riappare l’argomento del verde. Un concetto ricorrente, spesso trascurato, mai inserito nell’ambito di un’analisi interdisciplinare, in cui si mettono a confronto i diversi punti di vista che contribuiscono alla definizione di “verde” e ai benefici che ne derivano. All’interno della città il verde svolge da sempre funzioni vitali: funzione ecologica, ambientale, in quanto fronteggia il degrado conseguente all’attività dell’uomo; funzione sanitaria, in quanto rincuorante e riposante; funzione socio-ricreativa, in quanto ci accompagna nel tempo libero; funzione didattica in quanto ci apre alla scienza naturale; funzione estetico architettonica, in quanto impreziosisce l’identità della città; funzione di risorsa economica, con insospettabili occasioni di attività lavorativa e creativa. Parliamo tanto di verde, ma ci sfugge la necessità impellente di farne un partito collettivo. Mi tornano in mente le parole dell’architetto Bruno Chiotti nel corso di un dibattito sulla città di fine anni Ottanta. Disse che il cuore del problema dell’urbanistica attuale è quello di coniugare le parole “ecologia” e “città” nella “scienza della casa”... “Il nodo centrale della questione non è più come in passato quello dell’immagine della città, bensì quello della coesistenza dell’uomo con il suo ambiente naturale”. In altri termini l’obiettivo è riscoprire la natura come valore condizionante dell’esistenza dell’uomo. È venuta l’ora di sfidare il pensiero unico di una “modernità” senza fantasia, senza sogni, senza idee che mesce ovunque lo stesso modello di sviluppo: disastrose infrastrutture stradali e rigenerazioni che non rigenerano. È l’ora di esprimere una visione globale, chiara, attraente, armonica che contribuisca a fare della parola “verde”, non già uno sterile slogan elettorale e di facciata, bensì un argomento centrale da adoperare per una urbanistica gentile, garbata e finalmente consona a soddisfare le esigenze vitali della collettività. Tutto ciò non dipende dalle varie sfumature del verde. Dipende da noi.
Mauro Monella
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