17/09/2024
direttore Renzo Zuccherini

Home >> Che fare durante una pandemia

Che fare durante una pandemia
Una società che nella pandemia tiene aperti i luoghi del profitto e tiene chiusi i luoghi dell'istruzione è una società che va rovesciata

Ci affidiamo alla scienza non asservita agli interessi delle multinazionali per sostenere l’idea corretta del che fare durante la pandemia. Perciò non affermeremo mai a priori quale debba essere la cosa da fare, cosa tenere aperto e cosa tenere chiuso. Ma è certo che una società comandata da una classe politica che risponde agli interessi forti, siano essi, luoghi di divertimento, centri commerciali, attività produttive non essenziali e chiude scuole e teatri è una società malata e questo male si chiama denaro, profitto, accumulazione. Non è un caso che le differenze sociali in questo ultimo anno sono enormemente cresciute, file di poveri e guadagni record dei milionari nel mondo. Ora se in nome della scienza chi governa e decide tiene aperti i luoghi del profitto e del mercato e in più non ha fatto nulla di concreto per modificare aspetti fondamentali della società come i trasporti pubblici di cui usufruiscono la maggior parte degli studenti, mentre tiene chiusi i luoghi dell’istruzione e della cultura come è accaduto per lunghi mesi e sta ancora accadendo, allora diciamo che non ci sta bene e che a queste decisioni bisogna opporsi, così come stanno facendo studenti e insegnanti un po’ in tutta Italia.

Qualsiasi serio insegnante sa che la didattica a distanza non è scuola e se questa si è affacciata in una fase d’emergenza, non può e non deve divenire la scuola di oggi e del futuro. Perché dove vuole andare il sistema, cosa chiede il capitale ce lo ha detto Letta, ex Primo Ministro del Centro Sinistra e sostenitore del governo Conte (il Centro Destra la pensa allo stesso modo): "È finito il tempo in cui si andava a scuola, all'università e poi si lavorava. Adesso per tutta la nostra vita dobbiamo adattarci, cambiare ed essere pronti. Il sistema deve aiutare tutto questo".

La DaD (didattica a distanza) discrimina, distrugge la socialità, non è insegnamento ma un pallido surrogato. Allora se in nome dell’economia si lasciano aperti i luoghi del profitto diviene inaccettabile la negazione dell’istruzione, della formazione, della cultura che si ha con la chiusura delle scuole, teatri, cinema. Siamo perciò a fiano degli studenti che lottano per la riapertura delle scuole in presenza e daremo il nostro contributo in questa lotta.



I lavoratori della scuola dell’Associazione culturale Casa rossa


Inserito mercoledì 27 gennaio 2021


Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
Sei la visitatrice / il visitatore n: 7215058