16/07/2024
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Il paesaggio non si salva inserendo due foto sui barattoli
Il paesaggio non si salva inserendo due foto sui barattoli all’olio di palma più venduti al mondo, ma rispettando l’ambiente, la dignità delle popolazioni residenti e l’intelligenza italiana

La campagna pubblicitaria delle ultime settimane che vede i nostri migliori paesaggi “impressi” sulle etichette del prodotto a base di olio di palma e nocciole più venduto al mondo propone la Ferrero S.p.A., insieme alla sua figlioccia “Ferrero Hazelnut Company” (nata per sviluppare su scala globale il settore corilicolo), “come attore di riferimento per l'innovazione, le buone pratiche agricole e la sostenibilità territoriale”.

Alla vista di cotanto amore per il nostro paesaggio da parte della Ferrero ci saremmo aspettati che il desiderio di lasciare inalterati i paesaggi, tanto noti, portasse con sé lo slancio di non voler altri “insediamenti” di nocciole per non creare in quei paesaggi tanto sbandierati, squilibri sociali ambientali, economici e paesaggistici. Invece così non è stato. La trovata pubblicitaria, fine a sé stessa, non porterà niente di buono.

La messa a dimora di altri ettari di nocciole comprometterà definitivamente la resilienza alimentare territoriale, non è un caso che alcuni comuni della Tuscia Viterbese abbiano anche l’80% della Sau (Superficie agricola utile) coperta da noccioli… e l’insalata, i broccoletti, le patate? Il territorio, privato della sovranità alimentare costringe gli abitanti ad acquistare prodotti spesso provenienti dall’altra parte del mondo che potrebbero esser prodotti localmente a tutto vantaggio per le economie locali, l’indipendenza del territorio e la qualità degli stessi alimenti che non necessiterebbero né di conservanti, né di packaging esasperati.

Sarebbe invece più utile per la comunità se la Ferrero si accollasse l’onere di bonificare tutti i territori inquinati dai noccioleti con cui ha invaso il territorio italiano (questa sì sarebbe pubblicità corrispondente al vero) e convertirli all’agricoltura biologica, magari convincendo i contadini a ripiantare siepi che proteggono la biodiversità, l’amaranto che attira la cimice che se ne nutre, alberi compatibili con le nocciole che creino sinergie per una produzione sana e qualitativamente migliore. Per valorizzare presso gli italiani la loro ricchezza nazionale più grande: le bellezze dell'Italia stessa, quella contadina a km. zero, città e borghi, mari e montagne, quella che il mondo intero ci invidia”.

Volendo negli intenti “mettere a disposizione gratuitamente strumenti tecnologici per la gestione integrata e moderna delle piantagioni, per favorire il monitoraggio dello stato di salute dei noccioleti, con l’obiettivo di generare un flusso di gestione delle piantagioni sostenibile e consapevole”, il progetto della Ferrero S.p.A. ha in realtà compromesso in tutta Italia 70.000 ettari di terreno fertile impiantando monocolture che entro il 2025 aumenteranno di altri 20.000 ettari, senza mai fornire neanche l’ombra di monitoraggi fitosanitari o indicazioni di difesa integrata obbligatoria per legge dal 1° gennaio 2014.

Gli agricoltori o imprenditori agricoli, conquistati da momentanei guadagni corrisposti dalle multinazionali, usano ingenti quantità di pesticidi di sintesi senza provata necessità (ricordiamo che la legge 150/2012, allegato III, prevede una serie di pratiche di fatto disattese, obbligatorie in Italia, le quali mirano a ridurre la necessità di impiego dei pesticidi). Pesticidi che violano i nostri territori, forzatamente vocati a questa industria a cielo aperto, inquinando terreni, l’acqua, l’aria e rendendo le piante deboli e sempre più esposte ad attacchi di funghi, batteri ed insetti. 

Il suo vantato “impegno nel creare una nuova filiera corilicola italiana seguendo i principi della tracciabilità e sostenibilità delle produzioni” è quindi di facciata poiché la richiesta di implementare noccioleti ove questi a maggior ragione non sono vocati, nega l’essenza primaria della sostenibilità omettendo, di fatto, le quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile: salvaguardia dell’ambiente (i pesticidi non preservano l’ambiente e determinano reazioni a cascata favorendo il cambiamento climatico); società (un economia basata solo sulle nocciole crea disuguaglianze di reddito e quindi sociale); economica (gli impatti ambientali compromettono gli altri settori economici fra cui l’immobiliare -la gente non vuole più abitare dove si respira aria malsana, si beve acqua inquinata e si vive su un terreno inquinato anch’esso; quello turistico-  I turisti non vogliono frequentare queste zone per gli stessi motivi); governance (dove gli interessi di un luogo sono incentrati solo su un tipo di economia non ci può essere un amministrazione imparziale).

In effetti forse sarebbe ora che la Ferrero si accollasse l’onere di far fare un’agricoltura davvero responsabile richiedendo intanto dal suo indotto solo un prodotto biologico. Questa si sarebbe un atto di marketing virtuoso oltre che di buon esempio. Investendo questi fondi non in campagne pubblicitarie fine a sé stesse ma verso una transizione ad una agricoltura rigenerativa in luogo di una predatrice ed inquinante per poi rivedere questo progetto di colonizzazione limitando questo espansionismo. Sarebbe nobile concorrere alle bonifiche di tutti i territori inquinati dai noccioleti con cui ha invaso il territorio italiano.

Come, per stare alle nostre latitudini, consentendo di utilizzare a calendario diserbi e prodotti tossici per gli agricoltori che li utilizzano inquinando il lago di Vico ed in prospettiva il Lago di Bolsena e l’Altopiano dell’Alfina (che una splendida Alice Rohrwacher, con una opera-denuncia, ha mostrato al Festival di Venezia 2020).
Infine le nocciole italiane smerciate dalla Ferrero dovranno concorrere con quelle raccolte in Turchia dai bambini ( https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/ferrero-nocciole-e-lavoro-minorile-inchiesta-bbc-in-turchia) e piene di olio di palma insostenibile (https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/olio-di-palma-ferrero-sostenibilità ).

I barattoli di Nutella con sopra stampati i nostri amati paesaggi sarebbero più veritieri se sopra le immagini ci fosse scritto che la Ferrero si prende l’impegno di non trasformare neanche più un solo ettaro dei paesaggi italiani e non fossero solo una semplice trovata pubblicitaria.

GDL” Monoculture e fitofarmaci” -



Ripa (Rete Interregionale Protezione Ambiente)

Inserito venerdì 2 ottobre 2020


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