Valutazione nella scuola dell'obbligo: il gioco dell'oca?
La disposizione ha "dimenticato" di inserire nel regime di deroga la "valutazione intermedia", che così continuerà ad essere espressa con voti in decimi
Il decreto legge n. 8 del 20 aprile 2020 stabilisce, tra l'altro, che "in deroga all’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, dall’anno scolastico 2020/2021, la valutazione finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle indicazioni nazionali per il curricolo è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento, secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione”. Come si vede, la disposizione ha "dimenticato" di inserire nel regime di deroga la "valutazione intermedia". È così che una nota firmata dal Capo dipartimento del sistema educativo di istruzione e di formazione, Marco Bruschi, datata 1 settembre, può a buon diritto precisare che, allo stato attuale delle norme, la valutazione intermedia della scuola primaria continuerà ad essere espressa con voti in decimi, come da Decreto legislativo n 62/2017, art. 2 comma 1. Delle due l'una: o gli estensori del decreto legge sono caduti in un errore grossolano; o l'omissione è stata intenzionale. Nel primo caso, verrebbe da invocare urgenti corsi di alfabetizzazione per chi si assume il compito di legiferare. Nel secondo caso, è legittimo chiedersi quale disegno abbia ispirato questa omissione: e non sarebbe uno sterile esercizio di dietrologia. Il risultato di questo incredibile pastrocchio è che la scuola primaria sarà da questo anno, dal punto di vista della valutazione didattica, un "mostro a due teste": due diverse modalità di valutazione, cioè a dire DUE DIVERSE IDEE DI SCUOLA, nello stesso corpo.
Simonetta Fasoli
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