Il monumento di Piazza Grimana è simbolo di pace
Opera di Vittorio Pecchioli, la ruggine si sta mangiando l'opera. In origine dedicato “A Sabra e Shatila”, poi “In memoria delle vittime di tutti i genocidi”
Qualche giorno fa, sull'onda di quanto succede in Libano, scrissi un ricordo giovanile sulla frequentazione che Patrizia e io avemmo con dei giovani libanesi del Soccorso libanese. Una cosa da poco che però ha suscitato ricordi in altri: a Daniele Crotti la sua partecipazione come medico volontario ad una missione in Libano, in Claudio Carnieri la volontà che ci fu a Perugia e in Umbria di ricordare la strage di Sabra e Shatila con un monumento che si trova in un angolo di piazza Grimana al quale hanno modificato l'originario nome di “A Sabra e Shatila” con “In memoria delle vittime di tutti i genocidi”. Tramite la Tramontana mi è pure arrivata la richiesta di conoscere il nome dell'autore. Non lo sapevo, sono andato a controllare se c'era scritto ed è Vittorio Pecchioli. Purtroppo è servito anche a verificare che la ruggine si sta mangiando la sua opera. Sindaci e consiglieri comunali che ogni XX Giugno gli portano una corona non possono non essersene accorti, come non possono non essersi resi conto che lì dov'è il monumento è mortificato. Ora da tempo viene richiesto di sistemare piazza Grimana togliendo l'orribile parcheggio nel piazzale prima pedonale. Perché non tornare a proteggerlo dalle auto rimettendo al loro posto le colonnine liberty che lo proteggevano, collocandoci al centro quel monumento restaurato. Magari sorretto da una base quadrata colorata come l'arcobaleno di Capitini con una targa ad ogni lato - una in italiano, una in inglese, un'altra in arabo, l'altra in israeliano - che ne riporti il nome “Sabra e Shatila. In memoria delle vittime di tutti i genocidi”. Sarebbe un bel modo per ricordare agli studenti delle due università di Perugia che gravitano nella piazza, ai giovani che ci giocano a pallacanestro, ai turisti che Perugia è la città della Pace, luogo d'incontro dei giovani di tutto il mondo.
Vanni Capoccia
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