Un Inno garibaldino per il XX Giugno
Scritto dal musicista garibaldino Luigi Pantaleoni nel 1859, all'indomani delle stragi di Perugia
Riportiamo qui il testo dell'intervento di Renzo Zuccherini in occasione di XX GIUGNO FESTA GRANDE 2020, pubblicato già su youtube: Un inno garibaldino del 1859 dedicato al XX Giugno, ritrovato con testo e spartito https://www.youtube.com/watch?v=JJk9mrd2Ruk
Sono note, già dal volume di Giustiniano Degli Azzi, L’insurrezione e le stragi di Perugia del giugno 1859, del 1909, le testimonianze letterarie sui fatti di Perugia del XX Giugno 1859: Giosuè Carducci, l’americano John Greenleaf Whittier, Carlo Bruschi, il dialettale Ruggero Torelli e le tre poete perugine Assunta Pieralli, Maria Alinda Bonacci Brunamonti e Vittoria Aganoor Pompili. A queste via via nel tempo se ne sono aggiunte altre, soprattutto di poeti dialettali perugini; di alto valore letterario, del resto, è la narrazione di quel giorno lasciataci da Luigi Bonazzi nella sua Storia di Perugia; si può ricordare il copione teatrale Ninetta di Francesco Guardabassi, del 1909; senza trascurare le indimenticabili pagine dedicate a quei fatti da Aldo Capitini, Walter Binni e Raffaele Rossi. Del tutto dimenticato però, se non sconosciuto, è un Inno, ispirato alle stragi perugine del ’59 e dedicato a Giuseppe Garibaldi, cui in pratica si chiede di vendicare le vittime della repressione papale Degli Azzi era ben attento alle produzioni letterarie e musicali; così a pag. 329 del suo testo viene ricordata, con la riproduzione del testo e dello spartito, la romanza L’esule perugino in Toscana, scritta da Adamo Rossi e musicata da Antonio Niccolini; mentre in una nota a pag. 194 cita un articolo di F.U. Saffiotti che riporta “da un manoscritto anonimo, dal titolo Grido di Guerra”, un “ritornello”: “…Morte al sgherro mercenario Che Perugia insanguinò; Morte all’Elveto sicario Che i fratelli a noi frenò”. Di questo “ritornello” non si è poi saputo più nulla: ma ora ho avuto la fortuna di trovare un libretto stampato nel 1866, che ci permette di sapere che non si trattava di un manoscritto anonimo, ma di un testo d’autore pubblicato cinquanta anni prima. Si tratta dell’inno A Giuseppe Garibaldi. Grido di guerra, composto (parole e musica) da Luigi Pantaleoni e pubblicato nel 1866 nella sua Raccolta dei nuovi Inni di Guerra (Ferrara 1866). Lo spartito dell’inno era già stato pubblicato dall’editore musicale Giovanni Canti di Milano, proprio nel 1859, sull’onda emotiva suscitata dalle notizie che giungevano da Perugia: una copia del fascicoletto del 1859 è conservata nella biblioteca del Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Abbiamo così anche un testo (parole e musica), destinato ad esser cantato, anche se non so se sia mai stato eseguito: la stessa nota di Degli Azzi lascia intendere però che l’inno aveva avuto una qualche diffusione, tanto da essere ritenuto anonimo. È comunque una testimonianza importante, che mostra la grande sensazione che quei fatti destarono sull’opinione pubblica democratica in varie parti del mondo: non solo dunque troviamo un americano come Whittier, un poeta nazionale come Carducci, ma anche un musicista piuttosto noto come il friulano-milanese Luigi Pantaleoni, una bella figura di musicista e di garibaldino. Luigi Pantaleoni (Udine 1815 - Milano 1872) oggi è praticamente dimenticato, ma ai suoi tempi non era affatto uno sconosciuto. Fu maestro di musica a Milano, flautista e compositore, cantante (tenore) in numerose opere, in vari teatri italiani, e maestro di canto della figlia Romilda (a sua volta famoso soprano); per un periodo dovette lasciare Milano e fu insegnante di musica a Ginevra; fu autore di musiche patriottiche, in particolare garibaldine, avendo egli militato tra le camicie rosse. Di Pantaleoni è tutt’ora celebre la canzone garibaldina Camicia rossa, di cui compose la musica su testo di Rocco Traversa, un segretario comunale piemontese: Quando all'appello di Garibaldi Tutti i suoi figli suoi figli baldi Daranno uniti fuoco alla mina Camicia rossa garibaldina… Purtroppo, ho scoperto questo brano musicale in periodo di blocco da coronavirus, e quindi non ho potuto approfondire la ricerca; l’ho comunque trovato citato in alcuni articoli di riviste dedicati ai canti garibaldini (Giovan B. Bronzini in “Lares” n. 3, 1986; Elisa Grossato in “Venetica” n. 22, 2010). Ecco il testo: A Giuseppe Garibaldi Grido di guerra
A compire un’antica vendetta Voli ognuno sui campi a pugnar, Che già il fulmin dell’ira si affretta Su gl’infami oppressori a scoppiar. E l’ardito guerriero Nizzardo Che già l’Italia giurò liberar Or ritorna più fiero e gagliardo Co’ suoi prodi sul campo a pugnar. Morte al sgherro mercenario Che Perugia insanguinò; Morte all’Elveto sicario Che i fratelli a noi svenò. “Terribili sul campo ci miri battagliar, Voliam de’ brandi al lampo Quel vile a sterminar”. Or che i popoli oppressi ed avvinti Nuovo raggio di vita infiammò, Dei tiranni tremanti, o già vinti, Il feroce dominio cessò. Quante all’ombre del Nordico trono Rie sciagure la patria colpir, Il Vicario del Dio del perdono Quanti ha fatto fra’ ceppi perir! Libertà che nei squallidi giorni Verso ai Campi celesti fuggì, Sulla terra d’Italia ritorni Che tant’anni al suo culto servì. Fulminiam quella stirpe di felli D’ignominia sorgente e di duol, Vegga il Gallo!!! Che degni fratelli Scalda il raggio dell’Italo sol! Terribili sul campo ci miri battagliar, Voliam de’ brandi al lampo Quel vile a sterminar! Tale Inno dovette rimanere sconosciuto a Perugia, anche dopo il 14 settembre 1860, se ancora nel 1909 Giustiniano Degli Azzi mostra di non conoscerlo e lo cita (diciamo così) per sentito dire. A questo Inno ottocentesco, rimasto isolato e sconosciuto, si sono però aggiunte di recente delle canzoni dedicate al XX Giugno, a testimonianza di una continuità di tradizione che investe anche i nuovi mezzi di comunicazione. La prima canzone, intitolata semplicemente XX Giugno, è di Francesco Morganti, del 2015; si può ascoltare su youtube, ma non so se ha avuto esecuzioni pubbliche. Si tratta di una musica molto attuale, un tipo di rock piuttosto duro. Di poco successiva è la Ballata del XX Giugno, su testo di chi scrive: la parte musicale è basata sulla ballata tradizionale, come la ritroviamo, in tempi contemporanei, nella Ballata per Pinelli; adattata e cantata da Mirco Bonucci e poi dalla Nuova Brigata Pretolana e dal Coro dei Pezzenti, è stata eseguita in numerose occasioni e concerti, in particolare durante le iniziative delle associazioni cittadine per il “XX Giugno Festa Grande”; inoltre è stata incisa, con la voce di Mirco Bonucci, nel CD CantaPerugia. Nuove canzoni perugine, del 2018. Mi è sembrato interessante accostare queste nuove creazioni musicali al cimelio garibaldino di un secolo e mezzo prima, per dire come, malgrado il divario temporale, il tema del XX Giugno continui a mantenere una carica simbolica forte, anche nella Perugia disincantata e disorientata del XXI secolo. Proprio la città resa informe e priva di punti di riferimento dalla sua mercificazione sembra cercare un mito fondativo cui appigliarsi: ed è bene che perlomeno si tratti di un mito liberatorio e libertario come è diventato il ricordo del XX Giugno.
Renzo Zuccherini
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