16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Ci sono persone in grande difficoltà, il volontariato da solo non basta!
La sua morte è una sconfitta di tutta la città, che non sa essere vicina e non sa sostenere chi ne ha bisogno. Bisogna che si attrezzino le istituzioni, per primo il comune, non è più tempo di rimanere indifferenti!


Nei giorni scorsi si è impiccato un uomo, a Piazza dei Partigiani, al centro di Perugia. Era un uomo mite, sempre sorridente, che aveva perso il lavoro e si era rivolto ai servizi per le persone senza fissa dimora. L'ostello per i mesi invernali dell'emergenza freddo e poi il rifugio per il periodo del covid e continuava a frequentare il centro di accoglienza del Kavò in Piazza Partigiani.

La notizia della morte di Wojtek mi ha provocato un misto di sentimenti: il dolore per la perdita di una persona che era diventata importante per la comunità di cui siamo entrate/i a far parte, il senso di impotenza di fronte ai dolori e alle difficoltà con cui entriamo in contatto, nella nostra esistenza personale e in quella delle relazioni e la rabbia per l'ingiustizia di tanta disperazione, che non è solo responsabilità personale.

La sua morte è una sconfitta di tutta la città, che non sa essere vicina e non sa sostenere chi ne ha bisogno.

Ancora una volta mi fa rabbia pensare al momento in cui il sindaco (la minuscola non è casuale) ha deciso che era stato fin troppo generoso nel concedere un posto dove dormire e mangiare nel periodo del blocco a persone che non avevano dove vivere e ha pensato bene di chiudere il servizio, ancora in piena emergenza. Questo ha reso evidente il peso che lui e la sua giunta attribuiscono all'esistenza di tante persone, che sono considerate solo un peso per la società e un costo.

Wojtek aveva cercato di essere positivo, aveva trovato una stanza e cercava di trovare il coraggio per guardare al futuro. L'ultima volta che ci ho parlato mi ha detto che non cercava più lavoro, forse aveva altri piani, chissà che non fossero questi.

Aveva tentato già il suicidio, pochi giorni fa ed era stato dimesso, senza più un posto dove andare, senza un sostegno per andare avanti, senza qualcuno che gli proponesse un affiancamento. Da parte di servizi intendo, non di persone che si arrabattano per cercare di far qualcosa per sopperire alle tante mancanze della società. La stessa sensazione di quando ti parlano della difficoltà a trovare un posto di lavoro, un posto dove dormire e tu cerchi di sorridere e dici: proviamo a cercare, ma non sai che pesci prendere. In tutto questo, ho cercato sulla stampa online: niente di niente.

Ecco, mi dispiace e mi fa rabbia.



Stefania Giuffrida


Inserito lunedì 20 luglio 2020


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