È tutto come prima, è tutto un bla bla bla
Piazza Grimana, Monteluce, Rimbocchi. Ci stiamo allontanando sempre più dalla vera democrazia: quella che dovrebbe anche educare, formare e proporre azioni che invoglino ad immaginare il futuro
Cari concittadini, stanno riemergendo in questi giorni alcuni argomenti che si trascinano da tempo, rischiando di restare impigliati in un perpetuo, inconcludente, vaniloquio, quando invece potrebbero essere affrontati e risolti applicando semplicemente le regole del buon senso. Si risente parlare dei COLONNINI in travertino, in stile “liberty perugino”, già collocati all’ingresso di quella che una volta era una vera e propria piazzetta tra il palazzo dell’Università per Stranieri e l’Arco Etrusco, colonnini di grande valore, poi fatti sparire senza lasciare traccia. A un primo cittadino quanto costerà mai sollevare la cornetta del cellulare e convocare l’Unità Operativa responsabile? Perché mai non lo fa? Vattelapesca per quale ragione. Si sente anche parlare dell’ARCO ETRUSCO, per la ricrescita del folto manto erboso pendulo tra gli antichi conci di travertino. Il proliferare dell’erba comunemente detta “palatara” è di per sé fisiologico, ma diventa cronico quando non si programma e pianifica una adeguata, tempestiva e periodica manutenzione. La città è una casa: come chi ha le chiavi della casa ha il dovere di mantenerla pulita, dignitosa e accogliente, allo stesso modo chi ha le chiavi della città, ha il dovere di usare gli stessi riguardi che vengono usati per una casa. Al “poro” Cucinelli abbiamo fatto spendere più di 1 milione di euro per il “restaurone”, ma a che serve aver ripulito una tantum? È come fare le pulizie di casa una volta ogni cinquant’anni. Chissà se il buon Brunello avrà ancora voglia di fare il Sindaco per una settimana? Non manca chi, ogni tanto, torna sull’argomento “MONTELUCE”. Oggi ci si sta tornando per la notizia del fallimento economico conseguente. Oh, Come sono lontani gli echi dell’enfatica presentazione del progetto in cui il policlinico sarebbe stato raso al suolo per lasciare il posto a un paradossale , anonimo ammasso misantropico. Verrebbe voglia di apporre una bella targa “celebrativa “ recante nomi e cognomi di siffatti degni fautori. Amministratori e Consiglieri si sono avvicendati per poi sparire alla chetichella. Che ci resta? E la rinomata Giuria di qualificati esperti nominati appositamente per garantire alla città uno sviluppo armonico e sostenibile, che fine ha fatto? Sarebbe ora interessante rileggere i progetti a suo tempo presentati, nonché i relativi giudizi. L’ultima e più recente questione sollevata in queste ore riguarda la costruzione di una nuova scuola nel parco dei RIMBOCCHI: sarà forse la succursale dell’Alessi? Quella dei Rimbocchi sembra essere l’unica area in città, idonea allo scopo, ma la costruzione può essere realizzata solo sottraendo superficie al verde pubblico. La scuola, il parco pubblico e tutto ciò che rientra nella definizione di uso collettivo, vengono di volta in volta distribuiti in base alla tecnica del “tappabuchi”; è raro che si proceda nell’ottica di un equilibrato sviluppo coordinato col tessuto cittadino. La verità vera è che la scuola e le architetture sociali in genere non sono centrali “non fanno cassa”, sono opere non soggette agli oneri di urbanizzazione e nel bilancio comunale costituiscono solo un capitolo di spesa. È per questo motivo che il Piano Regolatore è avaro di zone destinate per i servizi di interesse comune. E poi, c’è persino chi usa espressioni vacue del tipo: “Ricostruire il futuro”. Slogan senza senso, roba da “razza aliena”. È da molto tempo che l’arte della città è stata ridotta a generica disciplina delle aree. L’urbanistica ormai non appartiene più ai cittadini, non disegna, non pianifica e non programma; purtroppo è stata ridotta a puro esercizio tecnico e a semplice strumento amministrativo. Ci stiamo allontanando sempre più dalla vera democrazia: quella che oltre che stimolare il confronto, dovrebbe anche educare, formare e proporre azioni che invoglino ad immaginare il futuro. Chissà se è arrivata l’ora per gli stati generali? La palatara sull'Arco etrusco
Mauro Monella
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