Agriflor: le istituzioni a favore degli interessi di pochi
Conferenza dei Servizi, Regione Umbria, 26 maggio 2020
. Ancora una volta, secondo prassi ormai ripetuta e consolidata, la Regione Umbria ha tenuto, il 26 maggio u.s., un’ennesima Conferenza dei Servizi per cercare nuove strade in favore del salvataggio della Ditta Agriflor di Villa Pitignano, che ha presentato un nuovo ostinato progetto di adeguamento del proprio impianto ad una normativa che invece, come da tempo e da più parti (Magistratura, ARPA, ASL, NOE, Ministero dell’Ambiente, Fondo mondiale per la natura (Wwf) ed altre Associazioni di tutela della salute pubblica, etc.) è stato ampiamente sancito, lo certifica come inadeguabile, perché sito in territorio esondabile del Tevere, perché occupa terreni agricoli di pregio, perché viola il Piano regolatore (PRG) e criteri urbanistici stabiliti dalla stessa Regione e dal Comune di Perugia (i medesimi che, però, le hanno rilasciato inspiegabili autorizzazioni!), perché lavora e produce materiali che esulano dalle stesse autorizzazioni ricevute e che rilasciano esalazioni odorifere pestilenziali, oltre a scarti di assai dubbia natura, liquidi e solidi, che si sversano nel suolo, in ambigui “laghetti” e, dulcis in fundo, nel Tevere. Ebbene, il verbale di detta Conferenza evidenzia clamorosamente tutte le criticità di cui il Comitato si è sempre lamentato, nonostante l’atteggiamento ancora molto benevolo verso la Ditta in questione e le mille nuove possibilità che vengono ancora ad essa offerte. Il Comitato, allora, protesta con forza per i seguenti motivi: 1. Come già avvenuto per l’analoga recente Conferenza tenuta a proposito delle Distillerie Di Lorenzo, anche in questo caso la Regione ha escluso dalla convocazione il Comitato che da dieci anni si batte per la salvaguardia della salute pubblica contro la scorretta gestione industriale della Ditta Agriflor e per richiamare le Istituzioni al loro dovere di tutela degli interessi della popolazione (da cui, è bene ricordarlo, hanno ricevuto la loro delega a governare ed amministrare la Cosa Pubblica). E’ vero, la Regione non era tenuta ad invitarci, ma sarebbe stato un atto di cortesia e di rispetto altamente democratico. Eppure, il Comitato dei cittadini, direttamente coinvolti e colpiti sul loro stesso territorio, non è stato ritenuto degno di partecipare ad una Conferenza che li riguarda tanto quanto l’Azienda che da 40 anni li tormenta, neppure attraverso il loro legale rappresentante, che certo avrebbe civilmente evidenziato le ragioni giuridiche, sociali e morali per le quali i cittadini si oppongono alla permanenza della Ditta sul territorio. Invece, le Istituzioni hanno ancora una volta preferito favorire l’Impresa, senza un contraddittorio credibile e serio. 2. Da tempo il Comitato sostiene che l’unica possibilità di sopravvivenza per l’Azienda, senz’altro auspicabile in regime di correttezza lavorativa, consiste nella delocalizzazione in territorio più adatto alle lavorazioni cui si dedica, senza alcuna necessità di riduzione di posti di lavoro ed anzi in funzione di un aumento della capacità produttiva grazie ad un impianto ex-novo costruito finalmente secondo criteri formalmente corretti e all’avanguardia sul piano tecnologico. Eppure, le Istituzioni preferiscono concedere nuovo tempo per consentire l’impossibile, cioè che la Ditta presenti ancora un progetto di adeguamento alle Bat, nonostante che tutti gli analoghi progetti da essa presentati nel passato più o meno recente siano stati regolarmente bocciati. 3. Il prof. Baruchello, per conto di Agriflor, sciorina una tesi incredibile eppure impassibilmente ascoltata dai tecnici presenti, in quanto sostiene che “il nuovo progetto, per una parte limitata, verso il fiume, ricade in ambito agricolo ma con forte restrizione delle aree attualmente impegnate dall’attività esistente”! Cioè riconosce sfacciatamente l’irregolarità ma promette di “limitare i danni”! Una bella arrampicata sugli specchi, non c’è che dire! Eppure, non si rilevano reazioni scandalizzate da parte dei funzionari della Regione, che anzi intervengono accomodanti e incoraggianti. Per esempio, il dott. Piro loda la “ridestinazione” di una piccola area “ad uso agricolo” (cosa che dovrebbe riguardare l’intera area!), l’abbattimento di una parte dell’attuale stabilimento, la volontà di istituire “lavorazioni al chiuso”! Solo, raccomanda che per l’area in variante al Prg compresa dal progetto (da lui evidentemente data per scontata!) “deve altresì essere verificato il rispetto delle volumetrie massime concedibili”. Ciliegina finale: fa perfino una proposta migliorativa, che il progetto preveda “una fascia di verde posta tra il centro abitato e l’impianto”. Bontà sua! 4. Ugualmente, l’Ing. Mascia di Arpa Umbria si limita a pretendere che la Ditta deve “assicurarsi che i valori stimati siano effettivamente raggiungibili fin dalle fasi iniziali di esercizio”, cosa che invece è stata più volte ribadita come impossibile, per tutti gli svariati motivi già citati. Egli stesso, però, esprime, evidentemente, una certa preoccupazione quando afferma che “le prestazioni che l’impianto dovrà garantire in fase di esercizio, in termini di emissioni odorigene, sono piuttosto stringenti”, implicitamente riconoscendo la difficoltà dell’impresa, dopo tutte le rilevazioni fatte dalla stessa ARPA! 5. L’unico che pare ricordarsi che esistono anche i cittadini è l’ing. Nodessi, che “ propone di consultare le associazioni dei cittadini a cui illustrare nel dettaglio i contenuti innovativi del progetto e le modalità di riqualificazione del comparto”. Naturalmente, subito l’avv. di parte Agriflor, Bromuri, si affretta a condividere magnanimamente la proposta, volendo dimostrare che, evidentemente, è l’Azienda ad essere ingiustamente perseguitata e criticata dai cittadini e che ha comunque tutta la buona volontà di adeguarsi alla normativa (…e però allora le critiche sono fondate se c’è la necessità di adeguarsi!). Così, se il Comitato non vorrà accettare un incontro accomodante sarà colpa della malignità e dell’ostinazione incomprensibile del Comitato! 6. A chiudere la Conferenza è naturalmente il pilatesco dott. Monsignori, che conferma così di essere il vero deus ex machina della manovra, il quale apre volenterosamente al progetto, limitandosi ad un’ovvietà, che tuttavia rivela il favore della Regione, cioè che “trattandosi dell’esame di un nuovo progetto sarà necessario la richiesta di una nuova PAUR e, come per il progetto precedente, sarà necessario che il Rappresentante Unico del Comune di Perugia sia delegato dal consiglio comunale specificando limiti e condizioni per l’approvazione del progetto in variante al PRG”. E si voleva vedere! E’ sufficiente? Cosa dobbiamo aspettare perché questa Azienda, già riconosciuta come insalubre, sia invitata a delocalizzare? E tuttavia, il Comitato di nuovo afferma con forza che non vuole scagliarsi contro la Ditta e i suoi lavoratori, di cui può capire i disperati tentativi di rimanere in loco, ma piuttosto contro quelle Istituzioni che hanno concesso autorizzazioni non compatibili e che continuano a schierarsi indiscriminatamente a favore degli interessi di pochi e contro gli interessi della popolazione!
Comitato spontaneo antipuzza di Villa Pitignano, Ponte Felcino, Bosco e Ramazzano
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