Un grido di dolore
Quegli infami manifesti (una lettera a La Repubblica)
Sui muri di Perugia, negli spazi di solito dedicati alle persone scomparse, sono comparsi dei manifesti inneggianti a Mussolini ed Hitler. Lo sdegno è unanime. Ecco come viene espresso da un insegnante perugino in una lettera inviata al giornalista Corrado Augias (pubblicata il 10 maggio): Egr. dr. Augias, sono un insegnante di Lettere di un Liceo Scientifico di Perugia. Quello che Le invio è un grido di dolore, che spero Lei possa trasmettere a questa nostra Italia contemporanea sempre meno cosciente di sé. Il fatto: dal 28 aprile gli spazi che nella mia città sono destinati ai manifestini necrologici sono stati riempiti di commemorazioni della morte di Benito Mussolini, a firma di non meglio precisati "patrioti europei" che vorrebbero ricordare con equanime spirito patriottico tutti i caduti in quella che essi chiamano la "guerra civile europea" ma che in realtà fu la seconda guerra mondiale, una guerra di aggressione delle forze dell'Asse cui l'Europa "civile" effettivamente si ribellò respingendone le ambizioni oppressive e tiranniche anche grazie all'aiuto degli USA e al sacrificio di centinaia di migliaia di persone che versarono a questo scopo il loro sangue, questo sì veramente patriottico. Io e mia moglie scriviamo inorriditi e indignati al Sindaco, che consulta l'ufficio legale; risultato: i manifesti non sono perseguibili. Scoramento e conseguente proposito battagliero della parte "nobile" della citta di dissociarsi pubblicamente dallo scempio della falsificazione della Storia. Ma nel mentre se ne cercano le vie, ecco un secondo colpo di scena: oggi 8 maggio appare negli stessi spazi un nuovo manifestino commemorativo, questa volta per ricordare niente meno che Adolf Hitler, a firma sompre dei soliti ignoti "patrioti europei". Non vado oltre, non ci sarebbero parole sufficientemente espressive. Ma una commento da Lei lo vorrei; per parte mia penso sinceramente che in un Paese in cui si può "finalmente" pensare liberamente di rigettare in pasto alle guerre civili e alle oppressioni politiche i rifugiati politici, per quanto clandestini, di denunciarne la presenza a cura degli ufficiali pubblici, di riservare posti sulla metro agli Italiani, di esautorare in modo più o meno ufficiale il Parlamento a vantaggio dell'unico vero capo "investito dell'autorita" datagli dai suoi elettori, bene in questo Paese ci stiamo avviando ad una deriva che è politica, certamente, ma che nasce dall'opportunismo, dall'egoismo, dall'indifferenza per tutto ciò che è fuori da sé, con buona pace per gli spazi e i diritti altrui, per il senso civico e i doveri propri. Distinti saluti, Vincenzo Romano, Luisa Lattes
|