La carta dei musei e lo stile Romizi-Varasano: svicolare i problemi
Anche se la “Perugia card” è popolare, a Varasano e Romizi l'élite dei Collegi è molto più cara
Egregia Tramontana, ho seguito il dibattito sulla Perugia Card e questo è il mio pensiero. La caratteristica principale del sindaco Romizi, direi il suo marchio di fabbrica, è quella di svicolare i problemi, le situazioni che minimamente lo possano mettere in difficoltà o in imbarazzo o costringerlo a prendere posizione. Su questo ha dimostrato in mille occasioni d'essere imbattile. Almeno finora, perché l'assessore alla cultura Varasano sembra avere tutte le intenzioni di batterlo. Come Romizi è educato, come lui vuol piacere a tutti, come lui svicola dalle situazioni. Una prova l'abbiamo avuta con l'abolizione della carta annuale d'accesso ai musei, la “Perugia Card”, recentemente cancellata per volontà del Collegio della Mercanzia e di quello del Cambio. Un biglietto cumulativo e annuale che i perugini apprezzavano e utilizzavano in un numero sempre maggiore. Non credo per lo sconto, ma per la vicinanza alla cultura che consentiva rendendo loro i musei sempre più vicini, più consueti e meno ostici. Rendere la cultura popolare come faceva la “Perugia Card”, avvicinare alla cultura le persone e i nuclei familiari, come consentiva, ritengo sia l'obiettivo desiderato da ogni assessore alla cultura e di destra e di sinistra, eppure l'assessore alla cultura del Comune di Perugia Varasano non ha parlato, non si è attivato a suo favore. In perfetto stile Romizi l'assessore Varasano sta aspettando che la cosa venga dimenticata. Perché anche se è vero che la “Perugia Card” è popolare, così com'è vero che entrambi hanno fatto campagna elettorale citando il popolo una parola sì e una no, è ancor più vero che l'élite cittadina insediata negli antichi Collegi perugini è a loro molto più cara dei perugini amanti dei musei.
Francesca Berioli
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