Il Consiglio comunale di Perugia e la questione della 'ndrangheta
Sindaco e maggioranza saranno in grado di affrontare la complessità e i rischi creati dal radicamento della 'ndrangheta a Perugia?
Ieri mattina il Consiglio comunale di Perugia ha discusso della richiesta delle dimissioni del Presidente del Consiglio comunale Nilo Arcudi, il cui nome era stato fatto da 'ndranghetisti durante un loro colloquio, presentata dall'opposizione. Al di là del fatto specifico, ho avuto la netta sensazione di una maggioranza non consapevole della reale portata di quello che le indagini della Magistratura calabrese hanno evidenziato: il forte radicamento della 'ndrangheta a Perugia. Mi sono sembrati politici non attrezzati ad affrontare la complessità e i rischi che comporta questa nuova situazione. L'impressione era quella di ascoltare consiglieri ai quali, di fronte a una circostanza del genere, stava tremando il sangue nelle vene e preferivano girare intorno al problema piuttosto che affrontarlo. Emblematico il consigliere Pici dello stesso schieramento di Nilo Arcudi: aveva tuonato chiedendo a mezzo stampa le dimissioni di Arcudi, oggi nell'aula del Consiglio comunale di cui fa parte le ha respinte votando contro se stesso. Tremebondo è sembrato anche il Sindaco Romizi. Da parte sua c'era bisogno di parole forti e importanti. Avrebbe dovuto seminare coraggio sia nei consiglieri sia nei cittadini. Invece ha svolto un temino terminandolo con un generico richiamo all'unità. Un vogliamoci bene che lascia perplessi e con l'amaro in bocca se si pensa alla gravità di quanto le indagine della Magistratura calabrese hanno evidenziato.
Vanni Capoccia
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