Perugia ha bisogno di una visione
...senza il sogno di Carlo Manuali, Carlino Pagnotta, Arianna Ciccone, Perugia non sarebbe la città che ha realizzato per prima la chiusura del manicomio, né quella di Umbria Jazz né quella del Festival del giornalismo
Domenica sera, alle 21,00, sotto la pioggia, intabarrato come a gennaio sono uscito di casa convinto di trovare quattro gatti ad ascoltare nel mio quartiere Giuliano Giubilei candidato sindaco a Perugia. Invece sono entrato in una sala gremita di gente vogliosa di parlare e sentir parlare del loro quartiere e della loro città. Ho ascoltato cose rispettabili, molte condivisibili. Giubilei ha fatto giustamente notare come Pillon, l'integralista fascistoide proconsole di Salvini in Umbria, attivissimo nel far nascere la coalizione di destra che sostiene Romizi ora si sia defilato. Tace, non vuol spaventare l'anima democratica della città ma sarà lui l'uomo nero che governerà Perugia in caso di conferma dell'attuale sindaco. Un incubo al quale va contrapposto un sogno. I “sogni son desideri di felicità” diceva un'antica canzone. Desideri che quando apri il cassetto dei sogni volano via. Alcuni a volte li acchiappi, e se finiscono nel momento giusto alla persona giusta diventano una visione che scalda i cuori e si realizza seminando se stessa, se è una visione di città, in ogni quartiere. Ieri sera non ho percepito questa visione, ma sono sicuro che Giubilei sia in grado di acchiappare il suo sogno di Perugia, raccontarlo e farlo diventare il nostro. D'altronde senza il sogno di Carlo Manuali, Carlino Pagnotta, Arianna Ciccone, Perugia non sarebbe la città che ha realizzato per prima la chiusura del manicomio, né quella di Umbria Jazz né quella del Festival del giornalismo. E non sarebbe neppure quella del parco sul Tevere e delle scale mobili senza la visione di passati amministratori cittadini. E senza il sogno e i desideri di giovani donne e uomini non avremmo visto un cinema abbandonato diventare il PostModernissimo e dei matti acquistare e riaprire un'edicola di giornali facendola diventare l'Edicola 518. E mai nelle desolate via della Viola e Cartolari avremmo visto fiorire degli ombrelli attaccati all'aria dai quali pendevano coriandoli come fece la nascente “Fiorivano le viole”.
Vanni Capoccia
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