Perugia sempre meno di provincia, sempre più provinciale
Perugia ha iniziato a regredire da città di provincia a città provinciale con una rapida accelerazione negli ultimi cinque anni. E mano a mano aumentavano i capannoni, i supermercati, le colate di cemento, fino a vedere persone adulte in calzamaglia che si divertono al tiro alla fune
Se l'Italia fatica a diventare Nazione compiuta è anche perché è il Paese dei tanti comuni. Lo stesso motivo per il quale la provincia italiana ha prodotto tante personalità ed esperienze culturali e sociali di rilievo. Ma per poterlo fare bisogna essere, appunto, di provincia e non provinciali; altrimenti ci si rinchiude nel proprio orticello, ci si fossilizza sulle proprie idee, si cerca una propria zona confortevole, si getta lo sguardo all'indietro e si regredisce. Perugia non fa eccezione a questa costante. Finché è stata una città di provincia ha dato vita agli Amici della musica di Alba Buitoni, è stata la città della chiusura del manicomio, tra le prime ad avere un'isola pedonale, il primo Teatro in piazza, la prima che con Umbria Jazz ha fatto uscire il jazz dai club per iniziati, le Scale mobili, il Minimetrò, il Festival del giornalismo. Poi ha iniziato a declinare, a regredire da città di provincia a città provinciale con una rapida accelerazione negli ultimi cinque anni. Ed ora se si pensa a Perugia vengono in mente poche esperienze significative tutte nate al di fuori della politica e dell'amministrazione pubblica: Fiorivano le viole con Alchemika, il PostModernissimo, l'Edicola 518. E mano a mano che diminuivano aumentavano i capannoni, i supermercati, le colate di cemento. Giù giù, sempre più in basso, fino a vedere persone adulte in calzamaglia che si divertono al tiro alla fune con una torre di legno in mezzo. Un'idea di città terra terra dalla quale si esce contrapponendole una grande visione che proprio perché ha presente i bisogni dei cittadini getta lo sguardo verso il mondo più vasto consentendo al mondo più vasto di guardare e appassionarsi a Perugia. (foto: Tony Bennet fotografato a Perugia da Cesare Barbanera)
Vanni Capoccia
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