I seni naturali del Malbe e del Tezio suscitano meraviglia a norma di legge
Le quattro finestre naturali che ci offre Perugia. Adriano Olivetti affermava che “l'urbanistica è parte della politica”. Il compito dell’urbanistica è infatti quello di studiare la città, organizzarne lo sviluppo e stabilirne la forma
Per chi fa il mestiere dell’architetto il pensare al FUTURO non prescinde mai dalla MEMORIA STORICA. Più ci penso e più mi convinco che l’unica RIVOLUZIONE possibile sia quella di governare senza prescindere mai dall’URBANISTICA. Come si fa a non essere d’accordo con Adriano Olivetti che affermava che “l’URBANISTICA è parte della POLITICA”? Il compito dell’urbanistica è infatti quello di studiare la città, organizzarne lo sviluppo e stabilirne la forma. Il BELVEDERE di via delle PROME, a Porta SOLE, ci offre l’opportunità di cogliere il valore della CONTEMPLAZIONE ATTIVA di uno scenario ammirato da chi fondò la Città, tracciando a suo tempo il SACRO SOLCO. Guardando bene, si rimane attratti dal PERCORSO del SOLE che va a coricarsi esattamente tra i due Monti, MALBE e TEZIO distesi come MAMMELLE NUTRICI, simili a quelle della nota lupa capitolina. Un incredibile concentrato di bellezza e “CONCINNITAS” da far tremare polsi e ginocchia. Una meraviglia da vedere, ascoltare e riferire. Di questa contemplazione dinamica fu testimone credibile Giosue Carducci: “da le montagne digradanti in cerchio l’Umbria guarda”. Chi fondò la città, tracciò le linee guida del recinto urbano nel rispetto dello spazio compreso nei QUATTRO PUNTI CARDINALI: uno SPECCHIO di UNIVERSO riflesso sul fegato aruspicino. Anche PERUGIA nacque così, con la consapevolezza che la salute fisica e psichica della comunità cittadina sarebbe stata garantita dall’orientamento, dalla qualità atmosferica e dal contesto naturale. Tutte caratteristiche che favoriscono il fascino, la sacralità, la bellezza, l’armonia delle forme; tutte caratteristiche, stratificate nel tempo in funzione della vita di relazione. Se PERUGIA ha espresso tante forme di convivenza, di pensiero, arte, civiltà, lo ha fatto come corpo integro, con le sue membra operose e coordinate; non di rado sottoposta a distruzioni, ma sempre in grado di rigenerarsi e guarire. Un corpo con cuore e cervello al loro debito posto. Torniamo ad affacciarci alle FINESTRE NATURALI che ci offre PERUGIA. Quali? Ne abbiamo almeno quattro principali, per chiunque voglia assimilare, respirare appieno l’ariosa panoramica: via Appia a NORD, poi il belvedere di via delle Prome a OVEST, via della Rupe a EST e i giardini Carducci a SUD. Un semplice sguardo basta da solo a far comprendere l’urgenza di salvaguardare quel volto della nostra città, cresciuto e maturato attraverso secoli, prima che la morsa di regolamentazioni contrastanti strangolasse il tutto. Cosa ci costruiamo con una URBANISTICA sempre più svilita da norme tecniche comprensibili solo agli operatori del settore? Cosa ci realizziamo con i “PIANI REGALATORI” che puntano a sistemare le due facce della moneta e si adattano a milioni di trabocchetti? Cosa ci facciamo con una Amministrazione ridotta sempre più a vera e propria AGENZIA distante e indifferente alla comunità dei cittadini. Cosa ci guadagniamo con un’AGENZIA amministrativa che alimenta il consumo di suolo e di luogo? Cosa ci tolgono le politiche di GOVERNANCE che rendono periferico il centro e non centralizzano le periferie? È per questo che sosterrò (e invito i concittadini a fare altrettanto) chi, tra i candidati alla carica di sindaco, si pronuncerà, con debito anticipo rispetto alla data delle votazioni maggioline, per abolire l’insana legge regionale 1/2015, “Legge sul Governo del Territorio”, generatrice delle innumerevoli normative-magagna e strangolatrice, a un tempo, sia della CITTÀ STORICA, sia della PERIFERIA, sia della CAMPAGNA. Per salvare Perugia, occorre una regolamentazione di ciò che non si debba fare, piuttosto che una matassa farraginosa di regole su ciò che si deve fare.
Mauro Monella
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