AIUTARE GENITORI ED INSEGNANTI AD AIUTARE I GIOVANI
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute n.12 - maggio 2009
Giovedì 7 maggio ore 18.00 c/o Naturalmente via Cortonese 66/A ci sarà una presentazione del laboratorio esperienziale che si svolgerà domenica 10 maggio. Per informazioni tel 339-5948548
di Francesco Tullio,
psichiatra e psicoterapeuta, esperto in mediazioni e trasformazione
costruttiva dei conflitti, già docente di Psicoterapia Breve alla
Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Facoltà di Medicina,
Università di Perugia; psicosoluzioni@francescotullio.it tel
335-5207693 (dalle 9.00 alle 10.00)
I genitori di Giovanna,
di 16 anni, mi chiesero di prenderla in psicoterapia perché non
andava più bene a scuola. La mia specialità è di aiutare i
genitori ad aiutare i figli e proposi di incontrarci senza la
ragazza. Loro avevano già fatto tutto il possibile ma si resero
disponibili a provare un percorso nuovo. Su mia indicazione dissero
alla figlia che essi avrebbero voluto che lei andasse bene a scuola,
ma se non riusciva ad impegnarsi…., pazienza, avrebbero accettato
che perdesse l'anno. Loro le volevano bene lo stesso, così com'era.
Inoltre si scusarono con lei per non averla capita prima, le dissero
che si rendevano conto che non poteva fare diversamente da come stava
facendo e soprattutto smisero di richiamarla al senso del dovere ed
alla ragionevolezza (e lo fecero diligentemente, perché sennò
l’intervento non funziona). La ragazza dapprima fu sorpresa, ma poi
ricominciò a studiare e superò gli esami.
Difficoltà scolastiche,
droghe, alcol, depressione, attacchi di panico, aggressività e
bullismo sono fra le più frequenti manifestazioni del disagio
giovanile. Cosa fare per aiutare i nostri ragazzi in difficoltà?
Molti professionisti,
psicoterapeuti ed insegnanti si concentrano sui ragazzi stessi e
investono molte energie per arrivare a capo del problema, con
strumenti e tecniche che talvolta funzionano, ma non sempre. E’ per
queste situazioni più difficili che applico un approccio innovativo
che può sembrare illogico, ma non lo è.
Il Comune di Roma mi
chiamò anni fa perché un gruppo di giovani di una scuola di Ostia
aveva superato la soglia del vandalismo e minacciava gli insegnanti.
Molti di loro erano sconfortati ed accettarono di provare nuovi modi
di relazionarsi con i ragazzi. Inoltre il Comune si impegnò per
trovare per questi ragazzi degli stage dove imparavano lavorando e
non incollati su una sedia. Per quell’anno il problema fu risolto
brillantemente.
Non tutti i casi sono
così estremi ma esistono tanti giovani con i quali genitori e
insegnanti non trovano il bandolo della matassa.
L’obiettivo è di
trovare la leva del cambiamento attraverso degli aggiustamenti nella
comunicazione degli adulti con i giovani. Piccoli “trucchi”,
prima impensati ed impensabili, che migliorano la relazione, talvolta
in modo rapido e sorprendente, ed attivano le risorse, l’autostima
o la volontà dei ragazzi fino a farli uscire dalla crisi, dal senso
di incapacità ed inadeguatezza, dalla disperazione o dalla rabbia.
Oltre alle tecniche
comunicative per la trasformazione dei conflitti e l’ascolto attivo
viene applicato un modello scientifico sistematico di problem
solving. Il conduttore valuta qual è la dinamica del problema e
quali sono i meccanismi che hanno impedito finora la soluzione del
problema. Sulla base di queste informazioni fa emergere o suggerisce
un nuovo modo di procedere che va verificato, sostenuto e rinforzato
nelle sedute successive.
Questo lavoro è a
cavallo sia con il lavoro sociale che con quello strettamente medico.
Da una parte infatti dietro al disagio giovanile vi sono conflitti
non riconosciuti. Il conflitto è una evenienza naturale ed
inevitabile dell'esistenza umana. Il modo in cui gestiamo i conflitti
interpersonali e sociali è determinante sia per il nostro benessere
individuale, per rendere efficace e piacevole il lavoro nelle
organizzazioni, sia infine per realizzare una società più giusta ed
equilibrata.
Non esistono panacee.
Rilevare le difficoltà nella interazione con gli altri, saper
cogliere i segni precoci delle tensioni e delle incomprensioni,
adottare forme di comunicazione efficaci sono opportunità per
affrontare le difficoltà con gli altri ed evitare liti
controproducenti.
I conflitti non sempre
devono passare attraverso il dramma e la sofferenza. Talvolta
lavorando superficialmente, attivando le buone volontà e
disattivando dei meccanismi comunicativi controproducenti si
ottengono dei grandi risultati. Non bisogna necessariamente mettere
il dito nella piaga e ripescare le vecchie controversie. Talvolta
basta far riscattare il senso che una vecchia questione è superata e
favorire una nuova intesa.
Di queste tematiche si
occupa anche il progetto Benessere nelle scuole promosso della
associazione As.sida di Città di Castello insieme con la
associazione 1+1 =3 di Lisciano Niccone che offre, anche con la mia
collaborazione, delle precise indicazioni e strumenti concreti per
affrontare le difficoltà dei giovani di scuole e gruppi sportivi
locali, valorizzando l’aiuto delle istituzioni e delle rispettive
famiglie.
D’altro lato nell'arco
degli ultimi vent'anni, dati scientifici sempre più stringenti
documentano l'esistenza di interazioni tra mente, cervello, sistema
immunitario e condizionamenti ambientali.
La scoperta della
neuroimmunomodulazione, ovvero dei meccanismi attraverso cui il
cervello e il sistema neuroendocrino influenzano il sistema
immunitario e reciprocamente il sistema immunitario influenza il
cervello, ha creato nuovi ponti tra discipline diverse, quali
immunologia, endocrinologia, infettivologia, psicologia clinica,
psichiatria, neurologia. Queste scoperte provengono dalla scienza
medica moderna e rivalutano una visione antica, quella della unità
del rapporto mente-corpo ed alcune intuizioni di Freud.
La vita affettiva e
relazionale, stress acuti e cronici, reazioni emozionali possono
influenzare la funzionalità immunitaria, la salute e la
suscettibilità a varie malattie.
Nuove prospettive si
aprono all'orizzonte anche per le terapie delle malattie fisiche e
vengono rivalutati la relazione medico – paziente ed il ruolo che i
familiari, se ben guidati, possono dare ai loro cari ammalati. Il
medico quindi può diventare anche un buon consigliere.
Riacquistano così
importanza la trasformazione dei conflitti intrapsichici e
relazionali (la mediazione familiare), la capacità di negoziare gli
spazi per la propria vita, ma anche la gestione dei conflitti
scolastici, la capacità di aiutare i ragazzi a progettare un futuro
migliore partendo dalle scuole e dallo sport.
Francesco Tullio - psichiatra e psicoterapeuta
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