In... cammino per la pace
Attraversarna 2018: sei camminate la mattina della domenica in libertà e nella pace del territorio arnate ricordando la personalità, il pensiero e la figura di Aldo Capitini
ECOMUSEO DEL TEVERE di Daniele Crotti con la collaborazione di Sante Bistoni, Claudio Giacometti, Luca Lemmi, Gianni Mantovani, Lamberto Salvatori Anche quest’anno l’iniziativa di Attravers..Arna, alla sua dodicesima edizione, si è svolta nel territorio delle vallate e delle colline che uniscono i borghi di S. Egidio, Lidarno, Civitella d’Arna, Ripa, Pilonico Paterno, Castel d’Arno, Pianello; in altre parole nel territorio d’Arna, una delle sei aree dell’ Ecomuseo del Tevere; e come sempre nei mesi di aprile e maggio, simboli legati ad antiche tradizioni. Le associazioni e le comunità locali, grazie all’entusiasmo continuo di alcuni soggetti, hanno negli anni portato alla realizzazione di una sentieristica che collega il Tevere al Chiascio, attraverso una serie di percorsi tracciati e segnalati con dovizia. Dal Tevere si può salire a Perugia (soprattutto grazie al riattivato Sentiero delle Lavandare di Pretola); dal territorio d’Arna, ed in particolare dal Chiascio, si può raggiungere il Sentiero Francescano, vuoi passando per Fratticiola Selvatica, vuoi per Monteverde, Coccorano e/o Valfabbrica.
Quest’anno si è deciso di legarci al programma “Aldo Capitini 2018”, all’interno delle celebrazioni del cinquantenario della morte di questo personaggio perugino, anzi di questa “persona”, persona importante nella cultura e nella storia sociale della nostra città nel secolo passato, uomo non violento, antifascista, educatore, fautore della democrazia diretta dal basso e per il potere di tutti all’interno della compresenza delle e nelle molte dimensioni della realtà nell’esistenza, e dopo, di ogni individuo. Capitini amava, anche, le periferie, la campagna, la gente semplice, l’umanità, amava passeggiare e camminare, parlare e confrontarsi, amava i giorni di festa in cui tutti, liberi dagli impegni e dalle fatiche quotidiane lavorative, si potevano vedere, rivedere, fare insieme camminate costruttive e conoscitive, da tanti punti di vista. Ecco, quest’anno, Attravers…Arna è stata dedicata alla “figura” di Aldo Capitini con la proposta di “6 Camminate in libertà e nella pace del territorio arnate”. Sì, perché Capitini, ispirandosi a Francesco d’Assisi, a Ghandi, e a tanti altri, fu colui che ideò la prima “Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli”, da Perugia ad Assisi, nel lontano 1961. Egli la concepì come “assemblea popolare in cammino”, aperta a tutti ma senza bandiere di partito, preparando con il suo gruppo di Perugia le parole d’ordine, i cartelli, il testo della mozione che verrà poi deliberata alla Rocca di Assisi, al termine della marcia medesima. «Marcia»: il termine è militare, marciano i soldati, si marcia in guerra. Il lessico viene rovesciato: si marcia per la pace! «La marcia è una decisione pratica, che si prende dopo aver pensato e parlato, come al sommo di un momento importante, è una celebrazione di solidarietà impegnata. Proprio settecento anni orsono da Perugia partirono quelle processioni religiose dei “Laudesi” che, al sommo di una tensione religiosa, manifestavano un sentimento “dal basso” che era maturato in decenni di alta spiritualità dalla predicazione francescana. Ma la nostra marcia ha qualche cosa di festoso e non di contrito, e di aperto perché unisce persone di idee diverse, accomunate da un unico orizzonte universale… Con questa marcia gli umbri si pongono su un piano universale, si affratellano ai popoli di tutti i continenti, alzano la loro voce di amicizia, e tutti coloro che conoscono anche di sfuggita la nostra regione, sentiranno accresciuta la loro simpatia per questa terra che, manifestando tali esigenze universali, dimostra di avere abitanti all’altezza di un compito importante (da A. Capitini, In cammino per la pace)». L’iniziativa di Attravers…Arna nacque 12 anni fa, nel 2007, promossa dall’allora XII Circoscrizione del Comune di PG, con la principale finalità di riscoprire e riattivare sentieri abbandonati, scomparsi, nascosti, sottratti al pubblico per riproporli e offrirli, ripuliti e agibili, a tutti quanti, nel rispetto e nella speranza di una loro reale salvaguardia. Non è stato facile, anzi, soltanto in due o tre circostanze e vari anni dopo questo è accaduto. Ma è stato pur sempre un successo, sia pur inferiore alle aspettative. Però l’iniziativa riscosse sin dall’inizio grande rilevanza, perché permise alla popolazione locale e alla popolazione qui non residente di scoprire bellezze e valori inaspettati, e non conosciute a molti. Dal secondo anno, e soprattutto dal terzo, Attravers…Arna si è unita al progetto di Sentieri Aperti, da qualche anno attivo nel territorio arnate e lungo il Tevere, con centro a Pretola, attivato dall’Associazione dell’Ecomuseo del Fiume e della Torre. Ogni anno Attravers…Arna ha così, e di fatto, promosso, e tuttora promuove, 6 Camminate mattutine domenicali, tra aprile e maggio, al risveglio della primavera, per scoprire ed integrarsi in questo territorio, di qua dal Tevere, tra Tevere e Chiascio, che presenta un patrimonio immenso, in beni sia materiali che immateriali. Ogni anno è stato scelto un tema che desse un significato a questi percorsi: dalla scoperta di chiese, castelli ed edifici di indubbio interesse non soltanto artistico, alla storia del banditismo e brigantaggio, dalla conoscenza dei vecchi mestieri (contadini ed artigianali) al canto e alla musica popolare di tradizione orale, dalla esplorazione delle peculiarità naturalistiche alla tradizione culinaria di questi luoghi, e tanto altro ancora. Ed un merendone finale, supportato dalle Pro Loco o da altre associazioni del posto, garantiva e garantisce un momento conviviale del tutto sui generis. Quest’anno la prima Camminata è partita da Pilonico Paterno, per attraversare il rio Piccolo in un paio di occasioni, ammirare Palazzo Aiale e i suoi laghetti misconosciuti, salire al monte Pilonico, con panorami inaspettati sulla valle del Tevere. Il messaggio capitiniano è stato: “questa è la prima, contenuta, marcia per la pace” in attesa delle cinque successive, e di quella programmata per il prossimo ottobre, da Perugia ad Assisi. Un amico che stava alla torre del castellaccio di Pilonico ci diede una grossa mano all’inizio. Scrisse Severino Cesari (in Compresenza dei morti e dei viventi della sua ultima fatica, CON MOLTA CURA):«La vita non finisce mai, si trasforma. Noi ne facciamo parte. Se riusciamo ad accoglierla, ad averne memoria, la vita di chi ha lasciato continua in noi e rafforza la forza nostra , in una sorta di comunione dei vivi e dei defunti che è stata chiamata “compresenza”. Una comunione “aperta e corale” dei morti e dei viventi, che non si limita affatto a colui o colei che hai amato, mi ricorda un amico, Vanni Capoccia, citando Aldo Capitini…». La seconda Camminata del nostro programma si è svolta a Ripa, un sali e scendi di 360° attorno a questo inaspettato, perché ancora a molti ignoto, borgo castello medioevale, dove il messaggio, legato a Capitini, personaggio scomodo e destabilizzante, lanciato da Giuseppe Tufo, insegnante alle scuole medie, è stato chiaro e deciso: possiamo essere tutti partecipi, compresenti, affratellati e responsabili. A proposito dell’educazione aperta, in “L’atto di educare”, il nostro scriveva: «… Le due soluzioni dell’insegnante e del profeta debbono convergere nel maestro concreto, che deve, insieme con il sapere, avere una persuasione dei valori e di una realtà di valore. La fortuna più grande che possa toccare ad un fanciullo è di incontrare familiari, maestri, amici, che abbiano una profonda persuasione dei valori e di una realtà di valore, persone appassionate per l’arte, per la giustizia sociale, per la vita religiosa, per la vita del pensiero, per la bontà, per il coraggio di sacrificarsi…». La terza Camminata è stata quella di Lidarno, più vivace che mai, con tanti camminatori (non da meno le precedenti, va detto): la domenica, giorno di festa, la festa (Capitini è stato un indubbio appassionato e conoscitore del Leopardi), le campane e il loro suono, la ricchezza dell’esserci, insieme. E si è svolta all’interno dell’annuale Festa Patronale. Molto bello, a detta dei partecipanti. Scriveva Capitini: «… Questo si vive più nell’apertura della festa; nella quale alcuni elementi della realtà attuale acquistano un altro valore. Anzitutto il silenzio, come depuramento dei rumori soliti… Secondo elemento: la presenza dei bambini, perché il loro crescere, la loro apertura, la loro novità e la loro certezza, ci fa segno di una realtà liberata…». Poi tutti a Pianello, e, nonostante la pioggia temuta e in parte anch’essa “partecipe”, non in pochi si è saliti sopra San Gregorio, in un’atmosfera campestre-collinare inattesa, con la delicata e significativa presenza di un buon numero di soggetti dell’Associazione Kaos (soggetti con problematiche neurologiche), perché anche questa è “compresenza”, secondo la filosofia e l’umanità di Capitini. Un grazie ad Antonello Tacconi per le preziose e commoventi letture di alcuni passi poetici di Capitini; in particolare, da Colloquio corale: La mia nascita è quando dico un tu. Mentre aspetto, l’animo già tende. Andando verso un tu, ho pensato gli universi. Non intuisco dintorno similitudini pari a quando penso alle persone. La casa è un mezzo ad ospitare. Amo gli oggetti perché posso offrirli. Importa meno soffrire da questo infinito. … … … La quinta Camminata, il 20 di maggio, è stata quella di Civitella. E ancora la festa, la domenica mattina, sempre in tanti, uniti e mai diversi. Ecco un estratto da “LA TERRA”, un canto di Capitini, tra le tante sue poesie: Più confidente qui m’è pur l’inverno, quando ritrovo lungamente chiusa dentro povero lume l’umbra terra; … … … queste campagne disadorne, e poggi con chiari olivi presso chiese antiche; e, dopo il piano, clivi di montagne, dove viver non può albero verde, e una croce fu posta; tutto è caro, e un’eguale armonia rivolge al cuore. Spesso a mia madre, più che apprendo luoghi ed altre genti, con crescente affetto chieggo dei suoi, vissuti su quel colle … … … Dobbiamo a Marisa Vicini la lettura della poesia, letta in collina, sopra il Bosco, con la vista che spaziava sulle colline arnati e più lontano, a sud, il colle ed il borgo di Brufa, luogo natale della madre del nostro nonviolento. Ed infine, il 27 maggio la sesta Camminata di è svolta a S. Egidio, già, proprio il borgo che sovrasta l’Aeroporto umbro, oggi San Francesco d’Assisi, aeroporto che tanta storia ebbe e raccontò nel non lontano passato. Uno striscione, alla partenza è dedicato alla pace: sono stati i ragazzini del doposcuola elementare che con le loro e i loro insegnanti lo hanno realizzato, discutendo nel corso di alcune settimane l’opera di Capitini, attraverso anche alcune sue celebri frasi. Eccone alcune: “Con la non violenza riconosciamo il diritto di tutti all'esistenza, con la non menzogna il diritto di tutti alla verità”. Come pure: “La nonviolenza… non è mai perfetta e non finisce mai, appunto perché è una cosa dell'anima; è un valore, è come la musica, la poesia, e si può sempre fare nuova musica, nuova poesia; e la vecchia musica, la vecchia poesia, possono essere vissute più profondamente.“ E gli scolari che recepiscono quest’altra è cosa assai importante: “Non si può dire di volere la pace e lasciare la società com'è, con i privilegi, i pregiudizi, lo sfruttamento, l'intolleranza, il potere in mano di pochi”. L’ultima nota, delicata ed intensa, significativa, è legata alle parole: “E non coglierai i fiori. Solo il fiore che lasci sulla pianta è tuo.” E allora il cerchio si è chiuso, per riaprirsi nell’anno a venire, in cui speriamo che queste nostre camminate ripercorrano questo spirito di andare “oltre”, oltre le nostre quotidianità, pur esse necessarie laddove vissute con riflessione e compartecipazione: “L’altro uomo è a noi un’immagine di come siamo noi; se io, anche nel silenzio e nella solitudine della mente, rispetto l’immagine di un uomo, affermo in quel momento stesso la mia dignità di uomo… Chi non rispetta un altro, in realtà non rispetta nemmeno se stesso. Meglio è essere offesi che offendere; bisogna ricambiare il male con il bene: noi non dobbiamo dare che il bene, la vita, l’amore, la luce, la vicinanza….”
Daniele Crotti
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