Che futuro per Fontivegge?
Resoconto dell'assemblea cittadina convocata da Anima civica
Il 16 ottobre si è svolta presso la Sala Conti della Cgil l’assemblea cittadina convocata da Anima Civica su Fontivegge, Bando Periferie e riqualificazione urbana. L’assemblea nasce dalla necessità di affrontare alcune questioni che abbiamo reputato essere impellenti per ragionare sul futuro della città. Il congelamento dei fondi destinati a Perugia da parte del governo ed il modo in cui sono stati ideati i progetti relativi al Bando Periferie da parte dell’Amministrazione comunale, ci impongono delle importanti riflessioni. I fondi che avrebbero dovuto riqualificare il quartiere non arriveranno, che tipo di mezzi potranno essere messi quindi in campo per la zona? Molti residenti, e non solo, lamentano l’assenza di un reale coinvolgimento nella scrittura dei progetti presentati dal Comune per il Bando Periferie. Nel corso dell’assemblea è stata più volte rilevata la necessità di trovare nuovi modelli di partecipazione per i cittadini, anche alla luce del fatto che tanti dei progetti inseriti nel Bando Periferie non sembrano assolutamente rispondere alle esigenze del territorio per cui sono state pensate. Lucio Caporizzi, coordinatore dell’area Programmazione regionale della Regione Umbria, da noi invitato per illustrare la situazione dei fondi destinati a Perugia, ha evidenziato come nella stesura del Bando a livello nazionale non sia stato previsto il coinvolgimento delle Regioni e che tutte le spese di cofinanziamento del progetto erano da attribuirsi al Comune (il Bando aveva il costo di 36 milioni di euro, 20 dei quali provenienti dalle casse comunali). Nel nostro caso la Regione Umbria partecipa al percorso tramite lo stanziamento di 3 milioni di euro con il progetto Agenda Urbana. Perugia si era posizionata ottantaquattresima a livello nazionale. Che ne sarà ora della riqualificazione del quartiere? Uno dei temi prioritari che si sono imposti nella riflessione è quello della sicurezza, o sarebbe ancora meglio parlare di insicurezza percepita, cui negli ultimi anni si è risposto con una vera e propria militarizzazione pubblica e privata del quartiere. Fontivegge è stata raccontata come il “Bronx” di Perugia, come un luogo ormai abbandonato al proprio destino. Ciò che è emerso chiaramente nell’assemblea è che la sicurezza non passa esclusivamente dalla presenza di più o meno forze dell’ordine in strada, ma dal presidio di luoghi e spazi di socializzazione vivi e dalla presenza di residenti e cittadini nelle vie del quartiere ai quali sia consentito di riappropriarsi degli spazi pubblici e privati, non per ultimo aumentando l’illuminazione del quartiere. Un altro problema che necessita di immediata risoluzione è quello della viabilità e del traffico nel quartiere. Nel corso della serata sono emerse varie proposte a riguardo: dall’interramento di alcune strade tale da favorire la pedonabilità della zona allo sviluppo e l’ampliamento del trasporto pubblico. Il problema del traffico ha innalzato sensibilmente il grado di inquinamento dell’aria nel quartiere e nelle zone ad esso limitrofe, per non parlare del problema della vivibilità degli spazi all’aperto ad esso collegato. Le persone, è emerso chiaramente il 16 sera, devono tornare ad essere e a sentirsi protagoniste delle zone in cui vivono, e ciò vale per la città tutta. Emerge il bisogno di ricreare spazi di socialità condivisi, servizi rivolti alle persone e le loro necessità. Questo passa da misure più concrete come il monitoraggio degli affitti, ad oggi inesistente, al freno dello sfruttamento del suolo e alla cementificazione di cui i residenti e la città non hanno alcun bisogno, mentre servirebbe una vera riqualificazione dell’esistente e uno sviluppo della socialità nei luoghi già presenti nella zona. Ciò che da molti interventi è potuto emergere, è quanto Perugia sia divenuta nel corso degli anni una città disarticolata, quanto i suoi quartieri autonomi e scollegati tra di loro, a sintomo di una mancanza di visione progettuale ampia e condivisa per la città. Il problema della mancanza di prospettiva in questo senso si evidenzia particolarmente nella stessa Fontivegge, che dovrebbe essere la prima cartolina che chi arriva in città si porterà dietro di Perugia, una cartolina priva di bellezze e valorizzazione, emblematico specchio di uno smarrimento della città e di un suo declino. Fontivegge sembra essere divenuto il simbolo dell’abbandono della città e dei suoi spazi pubblici, lo stesso progetto di Aldo Rossi per Piazza del Bacio non è mai stato completato, simbolo della parzialità e dell’incompletezza che spesso sono divenute protagoniste in città. Serve un’assunzione di responsabilità sugli errori commessi fino ad oggi. Servono, a nostro avviso e di coloro che hanno massicciamente partecipato all’assemblea, tanto politiche sul materiale, ovvero per la riqualificazione urbana, quanto sull’immateriale, sulle persone e le loro esigenze. La necessità oggi è quella di aprire una profonda riflessione sull’utilizzo degli investimenti pubblici per le politiche del sociale e, non secondariamente, sul processo di ideazione e progettazione di quelle politiche. Come Anima Civica vogliamo fornire uno stimolo per un diverso modo di concepire le cose, tramite percorsi di partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini. Per questo l’assemblea del 16 non è stato un evento auto conclusivo e sarà nostro obiettivo continuare la discussione sul futuro di Fontivegge con i suoi residenti. Riteniamo particolarmente interessante per questa riflessione l’articolo su Ribalta di Fabrizio Marcucci che traccia un quadro molto rappresentativo della situazione di Fontivegge, passata e presente: http://www.ribalta.info/non-costruire-un-quartiere/?fbclid=IwAR10WGilzDJyBVZNg67b3E-MM7GbMfCd-LgzTCLyNwldwaHaTjADpHExyUM
Anima civica
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