16/07/2024
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SILENZIO ASSENSO IN BELGIO PER IL TRAFFICO DEGLI ORGANI DI RICAMBIO?
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute n.12 - maggio 2009
Pubblichiamo la seguente lettera che tocca un problema grande e purtoppo poco dibattuto degli espianti di organi. La redazione di www.leviedellasalute.com non concorda con i condivide l’animoso linguaggio della autrice ed i sulla razza medica che sarebbe incapace di fare il suo lavoro. Non è così, la maggioranza dei medici lavorano bene e non sono d’accordo con quello che sta succedendo in alcuni ospedali in questa fase di deregulation e che, ancor peggio, alcuni gruppi di interesse vorrebbero legalizzare. Ma è opportuno sollevare il problema. E’ necessario che i medici facciano sentire la propria voce. Il dibattito e la informazione sono il sale della democrazia. 

Dr.Francesco Tullio 

(ndr. Una storia o una favola?)

Dal traffico degli stupefacenti e delle armi, al traffico delle persone e dei disperati, adesso vi è il traffico dei nascituri (con scelta eugenetica del tipo di bambino desiderato magari sul net, pagando una “banca” del seme) e, soprattutto, il traffico delle parti di ricambio.

Senza volere togliere nulla a chi, nel privato della sua casa, decidesse liberamente di lasciarsi morire di fame e di sete, o di subire l’eutanasia - una iniezione e via - poiché nel privato, in qualsiasi sfera personale, sostengo la sacralità della privacy e della libertà personale senza intromissioni di Stato, ciononostante metto in guardia contro lo sciacallaggio delle lobby farmaceutiche che nelle strutture ospedaliere si danno al traffico degli organi per espianto/trapianto, che subdolamente ha portato alla modifica della definizione di “morte” cerebrale o cardiaca.

Ed è così che si dichiara morta una persona dalla curva cerebrale piatta, ma con il cuore battente (e gli organi ben irrorati pronti ad essere trapiantati in nuovo organismo) o, viceversa, che si dichiara morta una persona in arresto cardiaco - con curva del cervello normale - per non più di due minuti (Belgio), o dopo mezz’ora (Italia), invece di tentare per due ore di rianimarla.

Subdoli semanticismi anticipano il momento della dichiarazione della morte, anche per chi avesse voluto che fosse stato tentato di tutto per rianimarlo o salvarlo. E se è vero che, come penso, la volontà della persona in fin di vita o in pericolo di vita, è sacrosanta, allora lo dev’essere altrettanto, e soprattutto, per chi non abbia previamente espresso la volontà esplicita di arrestare l’accanimento terapeutico in talune circostanze.

Anche perché la definizione stessa di “accanimento terapeutico” è molto soggettiva, a apre la porta ai più svariati abusi, soprattutto quando ci sono in ballo tanti €€€€ nel traffico degli organi.

Non ci credete? E’ successo alla mia migliore amica due mesi fa. Era un po’ stanca da qualche giorno. E’ andata dal dottore. Insufficienza cardiaca, a 41 anni, endocardite, è arrivata all’ospedale in piena crisi. L’hanno addormentata (peggiorando forse lo stato) e hanno tentato di rianimarla per tutta la notte.

L’indomani, con il cervello ancora vivo, e con un cuore battente seppur pochissimo, hanno deciso che qualsiasi ulteriore cura terapeutica sarebbe stata “futile” - non so con quale razza di criterio visto che per legge si sono tenuti la cartella clinica e non la rilasciano alla famiglia. Il peggio è che quando hanno deciso di arrestare le cure e di staccare il ventilatore, non hanno neanche creduto opportuno aspettare la famiglia di origine che stava arrivando (dalla Grecia), ed è bastato ai medici “notificarlo” al presunto “partner” - nessuna verifica dello status maritale, basta avere “immaginato” che fosse il partner o il coabitante, a questo punto sarebbe potuto anche essere il suo assassino.

Staccata la spina, sono bastati due minuti di arresto cardiaco per dichiararla “morta”.

Scioccante? E’ successo in quella che gli anticlericali a tutti i costi, italioti complessati, considerano il “lindo” e “civile” Belgio. Pertanto invito tutti a considerare la questione senza ideologie e animosità pro o anti papa, che tanto falsano molti dei dibattiti più importanti in Italia e di analizzare la questione da tutti i punti di vista.

Se non altro, se uno non ha espresso alcuna volontà, trovo più normale, soprattutto come per la mia amica, all’età di 41 anni, presupporre una volontà di vita e non già una volontà di farla finita al più presto.

Intromissione inaudita da parte di una razza medica incapace di fare il suo lavoro, anzi del tutto asservita a Big Pharma e che non fa altro che speculare sul corpo umano, esami su esami, e farmaci su farmaci, senza mai arrivare alla causa dei problemi sanitari, dall’acne, di cui ufficialmente non si è mai scoperta la causa, ma si conosce con “scientificità” l’unica Cura (Antibiotici) alla banale influenza (di cui non hanno mai capito, in quanto non hanno mai indagato, su come mai alcuni la fanno pesante, altri leggera, e altri ancora non se la beccano neanche).

Ed è così che la mia amica, scampata al Linfoma di Hodgkin nell’adolescenza, era stata ricuperata dagli effetti nefasti delle cure pesanti subite allora (chemio e radio) e ha continuato ciononostante a ricorrere regolarmente alle strutture ospedaliere e ai medici per esami e problemi vari con religiosa meticolosità e grande soddisfazione del sistema di Big Pharma and Co: asportazione della milza, asportazione della tiroide e farmaco a vita, linfoedema mai risolto, papillomavirus … Pensava di curarsi, in buona fede, come pensava che l’avessero tirata fuori dal suo tumore in adolescenza, e invece la macellavano, pezzo dopo pezzo le toglievano la sua immunità – e l’anima - farmaci dopo farmaci, le intossicavano il sistema, e quel che è peggio le toglievano la sua fiducia in sé stessa e in quella macchina fantastica e perfetta che è il corpo umano. Che in disfunzione, tende naturalmente all’entropia.

Primo non nuocere, dicevano gli antichi, e invece la nostra medicina per risolvere un neo, ti crea un altro problema in una spirale senza fine molto proficua a un esercito di persone e di società, con complicità dello Stato, fino all’epilogo finale di rischiare di essere dichiarati morti anzitempo per servire al traffico delle parti di ricambio.

Non ci credete? Allora perché secondo voi anestetizzano il gentile “donatore” dichiarato morto, al momento dell’espianto degli organi?

Nicoletta Forcheri

4 aprile 2009




Nicoletta Forcheri - da www.stampalibera.com/p=2409

Inserito martedì 28 aprile 2009


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