Il sindaco di Perugia perde la crociata contro le famiglie arcobaleno
La magistratura ordina petr la seconda volta la trascrizione immediata dell'atto di nascita di Joan
Perugia, 23 agosto 2018 - La Corte di Appello di Perugia mette la parola fine sul caso del piccolo Joan, che il Comune di Perugia si era rifiutato di riconoscere perché figlio di due donne, e ordina al sindaco Romizi di trascrivere immediatamente l’atto di nascita con entrambe le madri. «La magistratura è dovuta intervenire ancora una volta in pochi mesi per tutelare i diritti fondamentali del piccolo Joan; diritti che il Sindaco Romizi ha costantemente ignorato nel corso di tutta questa lunga vicenda - commenta Stefano Bucaioni, Presidente di Omphalos Lgbti-. Quello del comune è stato un vero e proprio accanimento ai danni di un minore che ha anche leso profondamente l’immagine di un’intera comunità cittadina non abituata a simili crociate ideologiche». La Corte di Appello ha ritenuto infondato il ricorso presentato dal sindaco Romizi e dal ministro Salvini contro la precedente decisione del Tribunale arrivata lo scorso marzo. L’ordine del tribunale di trascrivere integralmente l’atto di nascita di Joan non è mai stato attuato dal Comune, che invece ha ricorso in appello, perdendo ancora una volta.
«A livello nazionale e non solo, Romizi ha dato un’immagine di Perugia, come di una città incapace di accogliere un bambino nato all’interno di una famiglia arcobaleno, lasciandolo senza documenti e ignorando la sua esistenza per un anno - prosegue Bucaioni-. Il rifiuto di Joan è una scelta che non rappresenta e non ha mai rappresentato le cittadine e i cittadini di di questa città».
A difendere Joan e le sue mamme durante il lungo iter giudiziario sono stati gli avvocati Vincenzo Miri e Martina Colomasi dell’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbti che commentano: «Siamo molto soddisfatti per il decreto, che ricostruisce con precisione un quadro giuridico della genitorialità a tutela di tutti i figli, senza che rilevi l’orientamento sessuale dei genitori e il modo in cui i bimbi vengono al mondo. L’equivalenza di ogni famiglia è il punto cardine della pronuncia e rappresenta un premio ai tanti sforzi compiuti in questi anni, insieme alla insostituibile attività di Omphalos, vera risorsa nazionale a tutela delle persone Lgbti »
«Ci auguriamo che il sindaco Romizi abbia finalmente compreso che non esistono famiglie di serie A e famiglie di serie B, - conclude il Presidente di Omphalos-. L’attività amministrativa del primo cittadino impone la tutela di tutti i bambini, indipendentemente dalla tipologia di famiglia in cui sono nati, amati e cresciuti. Romizi riconosca i suoi errori, altrimenti farà bene a dimettersi. Ricoprire il ruolo di primo cittadino significa saper essere il sindaco di tutte e di tutti; è un atto grave arrivare a strumentalizzare l’istituzione che si rappresenta per una crociata ideologica a meri fini elettorali, con lo scopo di accattivarsi le simpatie dei fondamentalisti religiosi e dei peggiori ambienti reazionari».
Ufficio Stampa
Omphalos Lgbti
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