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Umbria jazz è finita. Alcune considerazioni
Un'eccellenza culturale ma anche economica per il fatturato e l'indotto da media industria regionale che muove, motivo per il quale la città e la regione che la ospitano dovrebbero far di tutto per farla crescere il più possibile. Ma il traffico automobilistico non è stato fermato


 
Umbria Jazz è finita, un'edizione molto bella resa ancor più bella dai luoghi della musica pieni di spettatori e dalla marea di turisti, appassionati e curiosi che riempivano il Centro di Perugia.
 
Perugia è stata così piena di musica da provare una sensazione di vuoto improvviso ora che la musica è finita, nonostante ciò pensiamo che alcune considerazioni si possano già fare. La prima è che Umbria Jazz non è una delle tante rassegne jazz italiane, ma una manifestazione culturale di livello internazionale che si confronta e compete con i festival simili di Montreal e Montreux, e come tale va vista e pensata: un'eccellenza, immagine di Perugia e dell'Umbria nel Mondo.

Un'eccellenza culturale ma anche economica per il fatturato e l'indotto da media industria regionale che muove, motivo per il quale la città e la regione che la ospitano dovrebbero far di tutto per farla crescere il più possibile. Questo ci porta prima di tutto a ricordare quanto Umbria Jazz, come più volte ha detto il suo Direttore artistico Carlo Pagnotta, abbia bisogno di un auditorium di qualità in grado di ospitare oltre 1.000 persone, Perugia questo spazio ce l'ha a portata di mano, è il Teatro Turreno che tale deve diventare: per Umbria Jazz, per Perugia, per l'Umbria.
 
Ultima considerazione riguarda il traffico automobilistico cittadino che nemmeno nelle due settimane di Umbria Jazz si è tentato di limitare, con il risultato che gli ospiti e gli appassionati presenti al Centro erano costretti a slalom tra le auto. Era deprimente vedere la gente che arrivata in fondo a Corso Vannucci continuava come viene naturale a chi cammina, e come saggezza e amore per la città imporrebbe di rendere possibile, dritta verso i Giardini Carducci trovandosi a fare la gimcana in mezzo a auto che giravano come trottole per Piazza Italia sbuffandogli in faccia il gas di scarico alla ricerca di un introvabile “buco” per parcheggiare.



Cesare Barbanera, Vanni Capoccia


Inserito mercoledì 25 luglio 2018


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Commenti

Nome: Giap
Commento: per capire l'importanza di Umbria jazz a Perugia bisogna andare a sentire i concerti del Conservatorio se a quelli si aggiungono le Clinics della Berkley...

Nome: Giulia rondini
Commento: E' giustissimo come dicono gli autori non pensare ad Umbria Jazz come ad uno dei tanti festival, ma ad un'istituzione economica e culturale della nostra regione

Nome: Claudio Belladonna
Commento: E' stata una bella Umbria Jazz quest'anno dove però tra tavolini e automobili per il corso era impossibile muoversi. Da questo punto di vista da parte del Comune c'è stata mancanza di ospitalità e rispetto

Nome: denise j closset
Commento: L'amministrazione comunale non ha per niente presente cosa rappresenti Umbria Jazz all'estero, altrimenti il Turreno sarebbe già un auditorium. E' sufficiente guardarne le fotografie per intuire che è già un luogo pronto per la musica, manca metterlo a norma e adeguarlo ai tempi

Nome: Gianfranco Giannini
Commento: Tutte quelle macchine è stato un vero peccato

Nome: Alessandro Felici
Commento: Sempre grato a Pagnotta per la musica che mi ha fatto ascoltare

Nome: Costanza Ciabatti
Commento: Il sindaco Romizi e l'autocivico suo vice a Umbria Jazz ha dato solo spicci, mentre hanno riempito di soldi la collega Severini per la bucciottata in costume

Nome: Claudia del Bartoccio
Commento: sti giorne c'ha preso 'n totè /e sem giti nsù per Umbria Gezze

Nome: Francesca Berioli
Commento: Considerazioni tutte condivisibili

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