Arconi: la prognosi è ancora riservata
Testimonianza diretta di una visione d’insieme che permetteva di unire tradizioni consolidate con l’esigenza di pianificare lo sviluppo della Città, gli Arconi sono un evidente esempio di “urbanistica creativa” e vanno pertanto conservati senza operare interventi che ne alterino la loro vera essenza identitaria
Gli Arconi e gli spazi voltati di Via della Rupe rappresentano un valore universale eccezionale sotto il profilo storico, artistico e scientifico. Un patrimonio di tutti. Hanno una grande rilevanza tipologica: sono elementi strutturali adoperati frequentemente nell’arte muraria medievale umbra. Possiamo citare come esempi significativi: La Basilica di S. Francesco ad Assisi; Piazza dei Consoli a Gubbio; Palazzo della Signoria a Spoleto; Via delle Prome a Perugia. A Perugia, questo sistema costruttivo ha consentito il consolidamento del pendio del Pincetto, la realizzazione della Piazza del Sopramuro e l’ampliamento del cuore cittadino, il tutto con un’unica strategia costruttiva. Testimonianza diretta di una visione d’insieme che permetteva di unire tradizioni consolidate con l’esigenza di pianificare lo sviluppo della Città. Tutto in perfetta sintonia con gli “antichi àuguri e con i loro Aratri di bronzo e di argento”. Un luogo cospicuo per “COGLIERE L’INFINITO”. Via della Rupe, non a caso guarda il Subasio ed Assisi. Gli Arconi sono un evidente esempio di “urbanistica creativa” e vanno pertanto conservati senza operare interventi che ne alterino la loro vera essenza identitaria. L’errore fondamentale risale già agli anni ’80 quando si è iniziato ad ipotizzare un utilizzo “sottovetro” degli Arconi, una vera e propria “verandizzazione”, dimenticando la loro vera storia. Sorprende che in un monumento di tale portata siano state approvate opere di manomissione, veri e propri “diluvi cementizi” che stravolgono la memoria storica di una intera civiltà. Sorprende che sia stato ignorato completamente l’Art. 9 della Costituzione Italiana che tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico. Sorprende che siano stati ignorati gli Art. 20 e 29 del Codice dei Beni Culturali che affermano che i beni culturali non possono essere distrutti o adibiti ad usi non compatibili e che la loro conservazione va assicurata con interventi appropriati di sola manutenzione e restauro conservativo. 1600 firme di cittadini che hanno sottoscritto un documento contro la immotivata alterazione degli Arconi e gli attigui spazi voltati vogliono mettere in evidenza la gravità di tale intervento che non solo va contro gli articoli sopra citati ma anche contro l’art. 733 del Codice Penale che punisce chi distrugge il Patrimonio Storico. Perché fornire “la LICENZA di UCCIDERE” a chi dovrebbe invece tutelare e custodire la nostra ricchezza culturale?
Mauro Monella
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