Sfregiata a Perugia la memoria di Paolo Vinti
Una scelta non casuale, e per la storia di Paolo e per il luogo dove si trova quel quadro. Un atto violento, sfregio alla tolleranza e alla convivenza di tutti che Paolo continua a rappresentare
Credo che a Perugia non ci sia persona che non sappia chi è Paolo Vinti, figlio di Italo partigiano di una Brigata Garibaldi marchigiana operante nel nord dell'Appennino umbro marchigiano, comunista, operaio della Perugina. Paolo, che sin da giovane era aperto al mondo e usava scrivere il suo nome in tutte le lingue del mondo, era riuscito a rompere i muri che la malattia dalla quale era stato colpito crea entrando in connessione sentimentale con tutta la città di Perugia che a lui si era aperta. Il giorno del suo funerale laico nella gremita ex chiesa templare di san Bevignate la commozione era visibile e tangibile. È ricordato con una sala a sua nome nel bar che suo padre e lui hanno frequentato, dal Progetto Paul Beathens e,soprattutto, da tutti quelli che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. In via Cartolari c'è da tempo un “quadro murale” che lo ricorda. Ieri sotto quel quadro hanno lasciato un cartello con scritto «Macerata non è che l’inizio». Una scelta non casuale e per la storia della famiglia di Paolo, e per la storia di Paolo e per il luogo dove si trova quel quadro. In un borgo tra i più sofferenti di Perugia nel quale attività culturali nate dal basso hanno portato ciò che piaceva a Paolo: giovani e apertura verso tutte le persone e tutte le culture. È proprio per questo che quel foglietto nazi-fascio-leghista non deve essere derubricato a fatto episodico, goliardata di qualcuno o manifestazione di una raggiunta esasperazione, ma un atto violento figlio di una violenza che da anni seminano, sfregio alla tolleranza e alla convivenza di tutti che Paolo ha per anni rappresentato e continua a rappresentare.
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