La nuova sede del Comune di Perugia non è antisismica
Nessun restauro modello per l’ex scuola Pascoli, nuova sede del Comune di Perugia da poco inaugurata e nella quale si stanno trasferendo in questi giorni parte degli uffici comunali e 260 dipendenti. Italia Nostra già nel 2007 aveva denunciato le anomalie e gli alti costi delle tre operazioni gestite dal comune con il project financing: Mercato coperto, parcheggio di Pian di Massiano e ristrutturazione dell’ex scuola Pascoli. Tra queste il fatto che, dalla partecipazione alla costruzione del Minimetrò in poi, a lavorare per il Comune di Perugia fossero sempre le stesse imprese, prima tra tutte la Calzoni sas che nel caso della ristrutturazione dell’ex scuola Pascoli era risultata l’esclusiva aggiudicataria. Oggi dobbiamo rilevare che non è vero che la ristrutturazione dell’ex scuola Pascoli è costata 6,1 milioni di euro come afferma il Comune di Perugia, ma molto di più. Per l’esattezza il costo complessivo per le casse comunali è pari alla bella cifra di € 24.492.756,29, dei quali € 1.800.000 già pagati e complessivi € 22.692.756,29 per la locazione trentennale (€ 561.000 l’anno). Ai quasi 25 milioni va aggiunto il compenso pagato sempre dal Comune alla Deloitte & Touche per la consulenza e quello ai sette membri interni della Commissione per l’istruttoria delle proposte (il 15% - non è un errore: quindici per cento - sull’importo dei lavori di € 7.439.000, come da Regolamento comunale, vale a dire € 1.115.850). L’ulteriore vantaggio della Calzoni sas (poi Pascoli srl) è nell’uso esclusivo di parte del piano terra con destinazione bar/mensa per i dipendenti che, in violazione del piano economico finanziario approvato con il project financing, verrà probabilmente aperto al pubblico con una specifica variante urbanistica già richiesta dalla società, sottraendo agli uffici comunali spazi utili per 40 dipendenti. Il fatto più grave però è che la Giunta comunale, chiamata a decidere tra due proposte diverse di ristrutturazione, con deliberazione n.53 del 29 luglio 2004 ha scartato quella con l’adeguamento sismico e con successiva deliberazione n.156/2004 ha dichiarato di pubblico interesse la proposta della Calzoni sas che non prevedeva l’adeguamento sismico della struttura. Visto quello che è purtroppo accaduto a L’Aquila, viene più di qualche dubbio che si sia trattato di un “restauro modello”. Anche perché non dobbiamo dimenticare che Perugia è classificata zona sismica 2. Come L’Aquila. Urbano Barelli, Presidente di
Italia Nostra di Perugia
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