Villa Pitignano: una vicenda che non smette di puzzare
Vanno garantite le condizioni di sicurezza idrogeologica e la qualità della vita dei cittadini. Avviare il percorso per la delocalizzazione
Dopo reiterate inottemperanze delle prescrizioni autorizzative, dopo una serie di non conformità urbanistiche non sanabili e dopo anni di disagi di cui ne hanno fatto le spese gli abitanti di Villa Pitignano, si prospetta la possibilità di mettere una bella pietra tombale alla vicenda che vede coinvolta Agriflor con un nuovo progetto di rifacimento degli impianti, tutto però con la previsione di nuove importanti volumetrie e una nuova AIA che costituisce variante automatica al Prg.
“Sicuramente vedere tanta attenzione da parte della politica, che siede negli scranni del palazzo regionale e di quello comunale, su una vicenda di cui ne hanno fatto le spese per anni i cittadini e l'ambiente, è un segnale positivo. Quello che ancora una volta non ci convince - scrive Legambiente Umbria - è la mancanza di determinazione e coraggio nell'individuare l'unica soluzione possibile: la delocalizzazione di una delle tante aziende insalubri presenti a ridosso delle abitazioni e del fiume Tevere”. “Risulta poco credibile infatti la possibilità di ridurre i pesanti fastidi degli odori confinando i rifiuti e le lavorazioni in strutture chiuse o messe in depressione - continua Legambiente Umbria – Così come rimangono tutte le criticità riguardo alla presenza di vincoli come la classificazione dell’area di particolare interesse agricolo e la vicinanza al centro abitato. Senza dimenticare che l’azienda insiste in una zona a rischio idraulico ed esondabile, rischi che di questi tempi, in piena crisi climatica con eventi meteorici straordinari non devono essere assolutamente sottovalutati”. “Aggiungiamo la nostra voce a quella dei cittadini e dei comitati - conclude Legambiente Umbria - per chiedere all'amministrazione del Comune di Perugia e a quella regionale di recedere da qualsiasi ipotesi autorizzativa e di variante al Prg e avviare invece un percorso per individuare un'area più sicura e ambientalmente adeguata per la delocalizzazione dell'attività”.
Legambiente Umbria
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