Se una comunità dimentica il suo passato…
Ogni comunità grande o piccola che sia ha una sua origine e una sua storia
Ogni comunità grande o piccola che sia ha una sua origine e una sua storia. Così il borgo di San Martino in Campo alla periferia perugina. Purtroppo, però, le sue memorie storiche si stanno perdendo. E il riferimento sono gli affreschi della chiesina “la Madonnuccia” che continuano a cancellarsi, il castello risalente al 1300 per quello che resta è diventato uno studio di progettazione urbanistica, l’antica stazione di posta per il cambio dei cavalli viene ricordata solo dal nome usato nella denominazione della villa dei Donini oggi centro ricezione turistica, ecc… Più periferica è una costruzione risalente agli inizi del 1700 come presidio di campagna dei conti nel periodo di massimo sviluppo del loro patrimonio fondiario. Questo casolare a tutt’oggi mantiene le caratteristiche strutturali originali, anche se nel succedersi delle diverse proprietà soffre la costruzione di un corpo esterno usato come cucina del ristorante “Ai quattro venti”. Particolare, ad esempio, è l’originale sagomatura delle grandi porte di accesso per far passare le carrozze. Il problema è che il casolare si trova proprio come assediato da un forte tentativo di speculazione fondiaria di cui si sente parlare, ma se ne ignorano le intenzioni. Da anni risulta abbandonato, mal protetto da una vecchia recinzione di filo spinato, con l’area circostante invasa dalle erbe infestanti ed esposto a chissà quale ulteriore rischio di cattiva utilizzazione. A suo tempo fu richiesto alla Soprintendenza dei beni storico-artistici regionale l’apposizione di un vincolo, ma non si ebbe alcuna risposta. Così con il cambio della direzione dell’ente adesso quella richiesta va ripetuta coinvolgendo anche l’ecomuseo del Tevere che ha inserito l’immobile nella mappa dei beni da conservare.
Lauro Ciurnelli
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