Processo 'ndrangheta: Perugia non sia passiva e indifferente
Perugia è sede di un maxi processo contro la ’ndrangheta: è indispensabile che si rompa l'indifferenza che circonda il processo e, quindi, che stampa e media ne parlino
Pensiamo siano pochi gli umbri cui dica qualcosa "Quarto passo". È il nome dato all'inchiesta diretta dalla procura antimafia di Perugia che ha svelato la presenza a Perugia di una succursale della cosca 'ndranghestista di Cirò e Cirò Marina. Grazie a quell'inchiesta Perugia è sede di un maxi processo contro la ’ndrangheta. Oltre cinquanta persone, alcune delle quali stanziate in Umbria, altre residenti in altre regioni ed in particolare in Calabria, accusate a vario titolo di associazione di stampo mafiosa, usura, estorsioni, traffico di droga, incendi, truffe, prostituzione. Il 23 ottobre ci sarà la prossima udienza di un processo che ha una rilevanza che va ben oltre l'ambito locale al quale hanno richiesto di costituirsi parte civile Regione dell'Umbria, Comune di Perugia, Cgil, Libera Umbria, Cittadinanzattiva, l’associazione ‘Paolo Borsellino’ e quella ‘Antonino Caponnetto’. Nonostante ciò non sembra che intorno a questo processo da parte dei media ci sia l'attenzione che merita, e da quella della cittadinanza la preoccupazione che l'insediamento nel territorio perugino di una organizzazione criminale come la 'ndrangheta dovrebbe comportare. Invece è indispensabile che si rompa l'indifferenza che circonda il processo e, quindi, che stampa e media ne parlino con il risalto necessario informando i cittadini della portata di questo giudizio. E che non solo chi si è costituito parte civile, ma anche altre associazioni e istituzioni cittadine si sentano coinvolte, siano presenti al dibattimento, manifestino pubblicamente la loro volontà di reagire per dimostrare che Perugia e l'Umbria non sono né passive né indifferenti alla presenza della 'ndrangheta nel loro territorio.
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