L'autocivismo e il parcheggio selvaggio creano muri nella città
Urbanisti, sociologi chiedono di “cucire” i vari centri delle città, le periferie al centro e il centro alle periferie. Vuol dire pensarli insieme, impegnarsi per fare di Perugia una città dove non solo si abita ma si convive. L'autocivismo, parola bruttissima, si riassume nella parola “Io”, o nella frase “levati tu che mi ci metto io”
A proposito del traffico e del modo di parcheggiare a Perugia credo sia capitato a molti sentirsi dire: “Ma era così anche prima”. In effetti anche prima c'erano il parcheggio maleducato e prepotente e gli amministratori che chiudevano un occhio. Meno pervasivo, ma c'era. Ma era la stessa cosa? Io penso di no. Perché c'è stato un ribaltamento della morale civica per cui oggi chi parcheggia abusivamente pensa di essere dalla parte della ragione e che ogni ostacolo che glielo impedisca vada abbattuto. Una situazione dalla quale sarà difficilissimo tornare indietro, perché come succede per le virtù morali, anche quelle immorali si trasmettono con l'esempio traducendosi in abitudine. Quello che è successo a piazza Grimana è emblematico di questo capovolgimento etico. Durante i lavori davanti all'Università per stranieri tolgono la catena che salvaguardava il piazzale dove si ritrovavano gli anziani del luogo. Successivamente i quattro commercianti della piazza chiedono che lo spiazzo venga utilizzato per il carico e scarico, ma di fatto diventa luogo di parcheggio abusivo e prepotente. A quel punto l'Amministrazione comunale invece di riportare il rispetto dove non c'era più cambia cartello e autorizza il parcheggio. L'autocivismo che soppianta il civismo. La prepotenza che diventa regola. È questa la differenza tra prima ed ora. Un malcostume che seppur alimentato da chi amministra Perugia vede indifferenti chi gli fa l'opposizione. Nel Pd tutto vogliono tranne che impelagarsi su queste cose, per non parlare dei 5 Stelle una cui consigliera regionale è stata beccata in piazza Danti in divieto di sosta con l'auto che esponeva tanto di attestato politico. In Piazza Danti c'è l'ingresso principale del Duomo di Perugia. Viene naturale chiedersi in quale altro capoluogo di regione e città storica italiana si consenta il parcheggio selvaggio davanti alla Cattedrale come a Perugia. Eppure ci sono in bellavista una decina di cartelli di divieto di sosta. Cosa che induce una riflessione sulla Polizia Municipale i cui vigili indossano una divisa che li richiama ad un dovere: Quello di controllare ed essere presenti nelle zone critiche, specialmente se gli vengono continuamente segnalate da cittadini e media. L'autocivismo così diffuso a Perugia sconquassa i rapporti tra i cittadini, li mette l'uno contro l'altro. È un virus che abbiamo tutti dentro, sta a loro creare gli anticorpi necessari contro di lui. Ci si deve preoccupare non solo del portone di casa, ma anche di quelli di chi abita accanto. Non solo della propria via, ma avere la stessa attenzione per quelle confinanti. E se si pensa al Centro storico bisogna nutrire lo stesso affetto per gli altri centri della città. Perugia ha due splendide cinte murarie, sono le “Mura della città” per secoli cerniera e scambio tra città e campagna e vanno conservate. Poi ci sono quelle che Salvatore Settis chiama le “mura nella città”, invisibili ma tenaci separano i cittadini e i ceti sociali tra di loro e vanno abbattute. Il parcheggio prepotente e l'autocivismo sono due di queste mura. Urbanisti, sociologi chiedono di “cucire” i vari centri delle città, le periferie al centro e il centro alle periferie. Vuol dire pensarli insieme, ricompattarli, renderli solidali perché il male e il brutto non vanno spostati ai margini di una città, ma risolti. Significa impegnarsi per fare di Perugia una città dove non solo si abita ma si convive, aver compresente la comunità di tutti i cittadini compresi quelli delle generazioni future, calibrando le richieste e le proprie necessità su di loro. In sintesi l'autocivismo, parola bruttissima, si riassume nella parola “Io”, o nella frase “levati tu che mi ci metto io”. Il civismo (il “sentimento civile” di Aldo Capitini) è una parola bellissima che mette insieme cittadinanza, civiltà, comunanza, responsabilità, diritti, doveri e si sintetizza nella parola “Noi” o meglio “noi, insieme”.
Vanni Capoccia
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