Liberi di dire No!
Assisi-Bastia: Appello per il NO al referendum costituzionale
I sottoscritti invitano i cittadini di Assisi e Bastia Umbra a votare NO nel referendum costituzionale sulla riforma della Costituzione approvata dalla maggioranza parlamentare. Vi sono molte buone ragioni che giustificano questa scelta. Innanzitutto di metodo. La riforma è stata voluta dal Governo e approvata dalla sola maggioranza con l’apporto di pochi transfughi (verdiniani ed ex leghisti). In questo modo la Costituzione viene trasformata da “casa comune” degli Italiani in una legge politica di maggioranza e un futuro diverso governo potrà far approvare la riforma a lui gradita. Inoltre è stata approvata da un Parlamento politicamente delegittimato, in quanto eletto con una legge dichiarata incostituzionale. Per di più viene sottoposto ad un unico voto un testo eterogeneo che modifica 47 articoli della Costituzione, violando la libertà dei cittadini, costretti a votare in blocco tutte le modifiche proposte. Infine il testo è scritto in un pessimo italiano, confuso e incomprensibile, con una devastazione della Costituzione attuale che brilla per chiarezza e concisione. I contenuti della riforma non sono realmente innovativi o addirittura peggiorano la Costituzione. La tanto sbandierata riduzione dei costi della politica, relativa soprattutto alle indennità dei senatori, rappresenta un risparmio insignificante, che potrebbe essere più consistente se venissero ridotti il numero dei deputati (che rimangono 630) e le indennità parlamentari. Il superamento del bicameralismo perfetto viene realizzato non con l’abolizione del Senato, come falsamente ripetono gli esponenti del Governo, ma con la sua trasformazione in un camerino, nel quale troveranno rifugio 74 consiglieri regionali e 21 sindaci, eletti dai Consigli regionali, i quali acquisiranno l’immunità penale. Il “nuovo” Senato, non più rappresentativo della volontà popolare, avrà gli stessi poteri della Camera per l’approvazione di leggi importanti, come quelle che modificano la Costituzione, e per tutte le leggi monocamerali potrà proporre modifiche alla Camera. Non ci sarà nessuna semplificazione, in quanto il testo prevede almeno sette diversi procedimenti legislativi a seconda delle materie e ciò produrrà conflitti e ricorsi alla Corte costituzionale. La Camera viene eletta con un sistema elettorale, approvato a colpi di fiducia, l’Italicum, figlio di quella precedente (Porcellum), che ripropone un abnorme premio di maggioranza a favore di un’unica lista anche con un numero ridotto di voti e con il sistema dei capilista bloccati (eletti senza preferenze) in cento collegi sottrarrà alla scelta degli elettori più della metà dei deputati. La minoranza trasformata in maggioranza dal premio avrà poteri enormi, come quello di deliberare lo stato di guerra. Lo squilibrio fra Governo e Parlamento, già esistente nei fatti, viene accentuato dal potere dell’esecutivo di far approvare una legge a sua scelta entro 70 giorni. All’interno del Governo avrà un potere assoluto il “capo” della (falsa) maggioranza, che al ballottaggio sarà plebiscitato dal corpo elettorale. Si produrrà quindi una forte verticalizzazione del potere con l’adozione di fatto di una forma di governo presidenziale, ma senza contrappesi adeguati. Infatti la maggioranza della Camera potrà mettere le mani sui titolari di organi di garanzia (come il Presidente della Repubblica e i giudici costituzionali) e saranno ridotti i poteri del Capo dello Stato (nomina del Governo e scioglimento). Neppure gli istituti di partecipazione popolare vengono rafforzati. Al contrario: per le leggi di iniziativa popolare sono richieste non più 50.000, ma 150.000 firme, i referendum propositivi sono rinviati a una futura legge costituzionale, l’abbassamento del quorum di validità del referendum abrogativo è condizionato alla raccolta di 800.000 firme. La riforma produce anche una centralizzazione del potere in quanto sposta molte competenze dalle Regioni allo Stato e attribuisce al centro il potere finanziario che può comprimere a suo piacimento il ruolo di Regioni e Comuni. Inoltre il Governo potrà far intervenire il Parlamento anche su una materia di competenza regionale, invocando la violazione dell’interesse nazionale, che servirà da paravento per colpire le Regioni politicamente “nemiche”. Queste nuove regole non si applicano alle Regioni a statuto speciale finché non saranno rivisti i loro statuti sulla base di un’intesa fra ciascuna di esse e lo Stato e quindi si allargherà in modo abnorme il fossato fra Regioni ordinarie e Regioni speciali. In definitiva verticalizzazione e centralizzazione dei poteri stravolgeranno la Repubblica democratica nata dalla Resistenza e consentiranno ad un governo non voluto dalla maggioranza degli elettori di continuare ad approvare leggi antipopolari e lesive dei diritti (al lavoro, alla salute, all’istruzione, all’ambiente). Perciò troviamo incomprensibile la posizione di chi dice che la riforma è brutta e fatta male, ma è comunque meglio di niente. Lo stravolgimento della Costituzione infatti ridurrà gli spazi democratici e i diritti e quindi peggiorerà la situazione della grande maggioranza dei cittadini, ad eccezione di quella minuscola parte di arricchiti dalla crisi che si sono già pronunciati per il SI. Inoltre non è affatto vero che la vittoria del NO impedirebbe qualsiasi revisione futura. Al contrario rederebbe possibile approvare con un’amplissima maggioranza alcune utili riforme (come la fiducia al Governo attribuita alla sola Camera, la riduzione del numero di deputati e senatori, la soppressione del CNEL, la correzione di alcuni errori nella distribuzione delle materie fra Stato e Regioni compiuta nel 2001) con la modifica di 5 o 6 articoli della Costituzione vigente. Votare NO è quindi indispensabile per salvaguardare i principi di democrazia e di partecipazione popolare che stanno alla base della nostra Costituzione e per una riforma vera al posto di una “deforma” come quella proposta. COMITATO ASSISI-BASTIA PER IL NO AL REFERENDUM
AISA SEBASTIANO - Medico ALAGNA GIUSEPPE - Artigiano ANSELMO ETTORE – Avvocato, Presidente ANPI sezione Valle Umbra Nord ANSELMO PIERLUIGI - Educatore ARCANGELI ANGELO – Impiegato commercio, ex consigliere comunale ARMENTANO LUIGI - Educatore BIAGINI EMANUELA - Insegnante BIZZARRI MORENO – Impiegato industria BOLLETTA GIORGIO – Insegnante, ex consigliere comunale BORGOGNONI MARIANO - Teologo CECCOMORI CLOTILDE (Annie) – Dirigente pubblico CESARIO FRANCO - Artigiano CIOTTI LUIGINO – Dipendente pubblico, Presidente circolo culturale “primomaggio” CIPRIANI VINCENZO – Liutaio, musicista CLERICI ROBERTA – Traduttrice CGIL CORAZZI GIOVANNI - Insegnante CROCE GIORGIO - Artista DELL’OLIO DON TONIO DI PASQUALE RITA - Impiegata industria DRAGONI MASSIMILIANO – Musicista FADDA IGOR – Amministrativo Università di Roma FRONZA CLAUDIO – Insegnante, pittore GUIDI CRISTINA – Biologa, ex consigliere comunale GUIDI ORETTA – Docente universitaria LAMPONE FRANCESCO – Funzionario Università degli Studi di Perugia LAVELLI SILVANA - Esodata MARCUCCI PAOLO – Ingegnere, ex consigliere comunale MARIUCCI ALESSIO – Studente universitario MASCI MARCELLO – Impiegato artigianato MERCURELLI SALARI BARBARA – Dipendente pubblico PAFFARINI STEFANO – Impiegato metalmeccanico PASSERI VALERIA – Avvocato PERGALANI MIKAEL – Studente lavoratore PERNA VINCENZO – Operaio, RSU Manini Prefabbricati PICASSO PATRIZIA – Operatrice museale PICCHIO ROSELLA - Pensionata PIOBBICO MARCO – Operaio, RSU Ecocave RAIMONDI RENZO - Sociologo RICCI ALESSANDRO – Disoccupato, Vice presidente ANPI sezione Valle Umbra Nord ROSIGNOLI ROSSANO - Dirigente scolastico ROSSI AMELIA - Impiegata SANTARELLI GIGLIOLA – Ex dipendente pubblico, circolo culturale “primomaggio” SERACCHIOLI ANGELA - Scrittrice SINI DANIELE - Insegnante TOMASSINI MAURIZIO - Dipendente pubblico TRABALZA ALEX – Operatore socio-sanitario, Presidente Movimento dello Sconforto Generale VIGNOLI FRANCESCA – Proletaria del web
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