E ci risiamo con la musichetta da supermercato
Si dimentica che il centro è uno spazio pubblico, in cui si possono muovere tutti, anche coloro che non sono interessati al cioccolato
Anche quest'anno la fiera del cioccolato, dopo aver occupato tutto il suolo occupabile fino addosso alla Fontana, è tornata ad invadere anche lo spazio sonoro del centro di Perugia. Girare per il Corso in questi giorni è lo stesso che girare per un supermercato, con la musichetta che mette voglia di comprare allegramente (senza guardare al costo della tavoletta): si dimentica così che il centro è uno spazio pubblico, in cui si possono muovwere tutti, anche coloro che non sono interessati al cioccolato. Poi non ci si può lamentare se, una volta ridotto il centro a supermercato, la gente preferisca girare per i supermercati veri piuttosto che frequentare il centro della città. Su questo punto si leva ancora qualche protesta: si legga ad es. quello che scrive il prof. Paolo Bartoli su fb: Fino a qualche anno fa una schiera di gufi e brontoloni scandiva l’inizio dell’autunno con interventi di denuncia dell’occupazione sguaiata del centro storico da parte di eurochocolate e delle truppe dei suoi fedeli. Poi, si sa, ci si abitua a tutto, anche alle più dolorose avversità quando queste continuano a presentarsi anno per anno incuranti della sofferenza altrui. Perciò da tempo i gufi e brontoloni, nemici della patria dei golosi, si sono quasi tutti arresi all’ineluttabile limitandosi, tutt’al più, a emigrare verso località più accoglienti e meno chiassose. Ma, a proposito di chiasso, è difficile non tornare a implorare il patron della manifestazione e padrone per due settimane del centro della città di risparmiarci almeno lo strazio delle musichette che ammorbano il salotto buono di Perugia. Lo diciamo prima di tutto nel suo interesse: le scatolette che martellano le orecchie dei golosi proprio mentre questi sono intenti a compiere il sacro rito del Consumo conferiscono al tutto uno sgradevole sapore di sagra paesana e contrastano con la patina di internazionalismo con cui negli ultimi anni si è cercato di mimetizzarne il mesto provincialismo. Poi lo diciamo nell’interesse della musica, espressione straordinaria del genio umano, ridotta a misero jingle acchiappaclienti. Almeno quest’anno sarebbe bello che fossero messe a tacere le scatolette sonore, visto il riconoscimento mondiale ancorché discusso del musicista e poeta Bob Dylan insignito del premio Nobel per la letteratura. Per gli anni a venire si vedrà; si può sempre sperare che qualche spin doctor più brillante riesca a inventare qualche strategia meno ridicola per rallegrare il pubblico dei golosi. Paolo Bartoli
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