Adriana Croci
Ricordiamo il suo impegno per gli ultimi, in particolare per i portatori di handicap, per i quali si è quotidianamente spesa in una prospettiva di scuola inclusiva, dove le diversità fossero riconosciute risorse, opportunità di crescita comuni, ricchezza e patrimonio condiviso
Con la scomparsa di Adriana Croci, avvenuta domenica scorsa, la scuola umbra, in particolare quella perugina e corcianese, perde una straordinaria figura di educatrice, appassionata e generosa, sicuro punto di riferimento di molti insegnanti e dirigenti scolastici, che hanno avuto il privilegio di lavorarle accanto o comunque di frequentarla negli incontri professionali cui partecipava con indefessa costanza, anche dopo la sua collocazione a riposo. Allieva di Aldo Capitini, ha trasferito nel suo lavoro, prima presso la Cattedra di Pedagogia della facoltà perugina di Magistero, successivamente come Direttrice Didattica del Circolo di Corciano, l’alto magistero del filosofo non-violento. Il mio modesto, ma doveroso e commosso ricordo, è quello di chi ne è stato per oltre un decennio il collaboratore vicario e che ha vissuto insieme a lei una felice ed esaltante stagione scolastica. Mi piace senz’altro ricordare il suo impegno per gli ultimi, in particolare per i portatori di handicap, per i quali si è quotidianamente spesa in una prospettiva di scuola inclusiva, dove le diversità fossero riconosciute risorse, opportunità di crescita comuni, ricchezza e patrimonio condiviso. Soprattutto di ciò dobbiamo esserle grati, come uomini e donne di scuola, ma ancor prima come cittadini e cittadine, visto anche il suo impegno politico fuori e dentro le istituzioni, a partire dal suo quinquennio come consigliera comunale e presidente della Commissione Consiliare Scuola Cultura e Servizi Sociali del Comune di Corciano. Il suo rigore è stato un modello per tutti noi, così come il suo lavoro quotidiano, la sua sensibilità e la sua schiettezza, quest’ultima molte volte unita a battute folgoranti d’aiuto a superare momenti difficili o di empasse, o comunque a sdrammatizzare tensioni e situazioni complicate. Ne ho apprezzato la vasta cultura, non solo circoscritta all’ambito professionale, e la sua grande capacità di scrittura; questa trovava forma in una prosa piana, chiara e scorrevole, che risaltava nel mare magnum di circolari e documenti, stilati in quel linguaggio che ha sommerso (e forse ancor oggi sommerge?) la nostra scuola, quel “burocratese” così lontano dal suo modo di essere e di agire. Vorrei concludere con un piccolo ricordo di un episodio cui ero presente pochi anni or sono. In occasione di uno dei tanti riconoscimenti, in quel caso si trattava della medaglia della Presidenza della Repubblica, nell’ambito del Premio “Rina Gatti” per il dialogo intergenerazionale ad una persona che aveva operato distinguendosi per il mondo dell’infanzia ed i ragazzi (lei era quell’anno la destinataria), davanti ad una platea folta e qualificata, visibilmente commossa, Adriana esordì per ringraziare in questo modo: ”Nel mio dialetto lamarino (di Lama, suo paese natale) se direbbi così: non me sarìa mai cresa de riceve sto riconoscimento!”. La risata e l’applauso che seguì, furono un unanime apprezzamento alla sua simpatia ed al suo modo schietto e autentico di presentarsi anche a quella parte di pubblico che non la conosceva. E così, con quella festosa immagine, voglio salutarla. Ciao, Adriana!
Perugia, 12 settembre 2016
Walter Pilini
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