Via la musica dal vivo troppo rumorosa, ed il resto?
Locali contro residenti: non sarà il caso di cercare un confronto e una modalità che riconosca non solo le ragioni economiche dei locali, ma anche le ragioni di vivibilità di tutti?
La parte iniziale di corso Garibaldi e la zona intorno piazza Grimana si è arricchita di piccole attività commerciali e piccoli locali che, assieme a chi frequenta il campo di pallacanestro, fanno di quei posti il piccolo quartiere latino di Perugia. Quindi, un luogo frequentato da giovani che come sappiamo amano tirar tardi la sera, forse perché a quell'ora di anziani in giro ce ne sono meno e non sentono i loro occhi addosso. Ora, alcuni residenti di Corso Garibaldi hanno inviato un esposto, credo al Comune, nel quale hanno chiesto di far controllare il livello di rumore di un locale all'aperto di via dei Pellari. La musica veniva interrotta regolarmente a mezzanotte, ma evidentemente superava dei limiti ed ora non potranno più far suonare musica dal vivo; una cosa che, tra l'altro, dava un minimo di introito e visibilità a giovani musicisti. Sono certo che ora i firmatari dell'esposto ne invieranno al sindaco un altro chiedendogli di mandare vigili urbani e finanza per controllare che sia fiscalmente ed abitativamente tutto in regola nei locali da dove vedono uscire studenti cinesi della Stranieri, turisti e tra poco vedranno uscire studenti dell'Università. Adesso avranno la possibilità di riposare bene ed essere svegli di giorno per cui potranno controllare essi stessi e segnalare indirizzi e numeri civici, come hanno segnalato quello del bistrot di Corso Garibaldi. Claudio Belladonna
N.d.R.: Pubblichiamo volentieri l'intervento di Claudio Belladonna, pur non condividendone il tono: un tono che tende ad accentuare la contrapposizione tra locali e residenti, considerando i primi come dei promotori di ripresa e vitalità e i secondi dei sordidi trafficanti che affittano in nero a spacciatori ecc.; i frequentatori dei locali come giovani e innovativi e i residenti come vecchi da evitare anche allo sguardo. Così non si va da nessuna parte. Naturalmente ci dispiace che il locale del giardino abbia subìto un danno, e ci auguriamo che possa prosperare anche a volume più basso (magari inventando altre forme di intrattenimento, che favoriscano l'incontro tra i frequentatori); ma non sarà il caso di cominciare a considerare anche le ragioni dei residenti, che se vogliono continuare a risiedere (e non andarsene, come già hanno fatto in tanti) hanno pure il diritto a un rispetto ed a vivere in casa secondo le proprie scelte (ad es. scegliendo la musica che si vuole ascoltare e non esser costretti a subire le scelte di altri). Quale rinascita del quartiere è pensabile senza i residenti? E quale residenza è possibile senza vivibilità? E possibile che vitalità debba per forza coincidere con decibel alti? Non conosciamo altre forme di vitalità, di creatività, di inventiva? Certo, non è proibendo la musica dal vivo che si risolvono i problemi di vivibilità di un quartiere: come si suol dire, c'è ben altro. Ma non sarà il caso di cercare un confronto e una modalità che riconosca non solo le ragioni economiche dei locali, ma anche le ragioni di vivibilità di tutti? Ci piacerebbe avviare una discussione con lettori e lettrici, basata sul confronto aperto e non su slogan contrapposti o commenti "cinguettati".
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